I fringuelli impallinano il centrosinistra

I fringuelli impallinano il centrosinistra

(...) al calor bianco, in particolare, fra il presidente Claudio Burlando e Cristina Morelli, capogruppo dei Verdi appena reduce dal digiuno di quattordici giorni contro le scelte della giunta in materia di caccia agli uccelli. «Qui si stravolgono precisi accordi scritti in sede di definizione del programma» sibila a un certo punto l’esponente ambientalista, diafana come non mai, ma evidentemente in possesso dell’energia necessaria per attaccare ad alzo zero quello che fino a pochi giorni fa era il «suo» capo della coalizione. Ora, invece, Burlando è diventato, testualmente, «un bugiardo che tradisce clamorosamente i patti». L’interessato non ci mette un attimo a rispondere per le rime: «Mi dà fastidio questo ricorso sistematico, da parte sua, alle bugie». Il ricorso al «lei», da parte del presidente, è scandito, e diventa un affondo particolarmente tagliente. Ma questo è solo l’inizio di schermaglie sempre più accentuate nei toni e nella sostanza, che durano fino al pomeriggio inoltrato, quando il presidente dell’assemblea, Mino Ronzitti, dichiarerà chiuso - momentaneamente - il conflitto sulla base di un documento espresso dalla maggioranza che dovrebbe ricomporre i cocci, ma finisce invece per gettare altro veleno nelle file del centrosinistra. Eppure nessuno, meno che meno la capogruppo dei Verdi, annuncia l’apertura della crisi, o almeno di una uscita dalla maggioranza: «Chiederò la verifica - spiega infatti Cristina Morelli -. Dovremo chiarire se il programma approvato è valido, oppure se il presidente può fare il dittatore e imporre quello che vuole lui». Tutto qui.
Già l’esordio della seduta non era apparso sotto i migliori auspici, soprattutto per l’autentica invasione pacifica dell’aula da parte dell’esercito di cacciatori, accolti con evidente entusiasmo dal capogruppo della Lega Nord Francesco Bruzzone (noto appassionato di arte venatoria), da quello di Alleanza nazionale Gianni Plinio e dall’ex assessore di Forza Italia Franco Orsi. Proprio questi ultimi, peraltro, danno avvio alle scintille con una sorta di scambio di complimenti. Plinio a Orsi: «Fai l’inciucio con la maggioranza»; la replica di Orsi: «Sei tu che fai demagogia e ipocrisia». Lo scambio viene subito sedato dal presidente dell’assemblea Mino Ronzitti, deciso a far rispettare il regolamento e la buona creanza a qualsiasi costo (degli sforzi gli verrà dato atto da parte di tutta l’assemblea). Di seguito, in mezzo alle contestazioni del pubblico, si apre il confronto fra le tesi di chi è favorevole alla deroga alla caccia e chi si oppone. Parla anche in aula, fatto assolutamente irrituale, il presidente dei cacciatori, Matteo Anfossi, quindi il consigliere Verde Carlo Vasconi che «prepara il terreno», per così dire, con le prime bordate a Burlando, alla ricomparsa di Cristina Morelli. E la pasionaria ecologista non delude: «Siamo allibiti dal voltafaccia ai danni degli uccelli. Questa seduta non è degna di quest’aula. La maggioranza è in ostaggio di 200 cacciatori». Burlando s’indigna: «Perché mente in questo modo? Ho diritto a fare quello che ho fatto, voi avete il diritto di non restare in questa coalizione. Ma sappiate che io non cambio». Si riuniscono i capigruppo, si tratta per trovare un compromesso. «Rifondazione comunista - osserva intanto Luigi Morgillo, capogruppo di Forza Italia - come al solito si defila quando ci sono problemi di maggioranza». Finisce con la giunta che dà ai cacciatori il via libera per la caccia agli storni. Viene approvato un ordine del giorno che impegna appunto il governo regionale ad approvare entro la fine della settimana una delibera relativa al prelievo in deroga limitatamente alla specie «storno».

Un escamotage accettato da alcuni partiti della minoranza e bocciato dai Verdi, per provare ad aggirare la sospensiva del Tar. La caccia agli storni viene giustificata infatti in considerazione dei danni che potrebbero procurare all'agricoltura. La guerra, insomma, è appena cominciata.

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