Filippo Grassia
Gianni Petrucci ha fischiato, ieri al Foro Italico, linizio della grande partita che porterà Roma o Milano a sfidarsi a tutto campo per ottenere la candidatura allOlimpiade del 2016. Il presidente del Coni non si è limitato a consegnare il dossier agli assessori rappresentanti delle due metropoli, Morassut e Brandirali, ma è andato oltre per riaffermare luniversalità e il pluralismo dello sport: «Stiamo vivendo un giorno bellissimo, uno dei più importanti dello sport. Ma non permetterò mai che questa sfida divenga uno sfogo della campagna elettorale o che venga strumentalizzata a fini politici». In altre parole la partita fra Roma e Milano non deve trasformarsi in uno scontro fra lUlivo e il Polo, fra Albertini e Veltroni e via di questo passo. Al fine di evitare malintesi, Petrucci ha messo sullavviso entrambi i contendenti: «Lo sport è un fenomeno trasversale, come dimostra Torino 2006. Limpegno, avviato dal governo Prodi, è ricaduto sotto quello di Berlusconi. Nello sport levento prende il sopravvento sui politici che sono intervenuti a sostegno o che ne hanno sposato la causa».
Ai due comuni tocca adesso il compito di compilare al meglio il questionario e riconsegnarlo, assieme a tutta la documentazione prevista dai principi del Cio, entro mezzogiorno del 5 dicembre al Coni. Poi il Consiglio Nazionale, in una riunione prevista a gennaio, eleggerà la città italiana da candidare ai Giochi del 2016. Nel frattempo la Giunta ha predisposto una commissione per valutare le candidature di cui fanno parte, fra gli altri, Grandi, Arese, Casasco, Di Rocco, Pellicone, Maifredi, Scarzella e Novella Calligaris. Attenzione, però. Non è certo al 100% che lItalia faccia una scelta. Ascoltate ancora il numero uno del Foro Italico: «Porteremo avanti la candidatura italiana solo se ci renderemo conto che alle spalle della città, scelta dal Coni, ci sarà realmente il sostegno di tutta lItalia. Non vogliamo che lo sport alimenti ulteriori divisioni allinterno di un Paese che ha già importanti problemi da risolvere. E, dato che nel 2012 è già stata scelta una città europea (Londra ai rigori su Parigi, ndr), è chiaro che ci troviamo di fronte a un obbiettivo difficile da raggiungere. Quindi la scelta dovrà premiare quella città che saprà dare un valore aggiunto alla candidatura».
In realtà è quasi impossibile che il Cio premi per la terza volta in quattro edizioni una città europea. Più facile la scelta di una sede africana o nordamericana. E comunque Parigi e Roma hanno dei crediti da scontare per le battaglie perse allultima tornata con Londra e Atene: parole e musica di un membro Cio. Se Milano vorrà quindi sovvertire il pronostico, obiettivamente contrario, dovrà farsi apprezzare per quel valore aggiunto di tipo strutturale che, ad esempio, ha permesso a Londra di sopravanzare Parigi per il 2012. È una questione politica ed economica allo stesso tempo. La capitale inglese investirà 3 miliardi di dollari. New York ha fatto flop nonostante un budget superiore. Sappiano quindi gli amministratori di Milano e Roma cosa serve per affrontare questa sfida.
Gli uomini di Albertini e Veltroni si faranno concorrenza sui sette punti qualificanti che compongono il questionario: 1) motivazione, concetto e opinione pubblica; 2) sostegno politico; 3) finanziamento; 4) sedi; 5) alloggi; 6) trasporti; 7) condizioni generali, logistica ed esperienza. Nel frattempo le due città non potranno usare «le dizioni di città applicante o candidata, né tanto meno i cerchi olimpici e le dizioni correlate». Limpegno è solenne.
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