Politica

I «giorni felici» di Kerava la città che vive negli anni ’50

da Kerava (Finlandia)

C’è un angolo del mondo dove l’orologio segna gli anni Cinquanta. Dove giovani e meno giovani girano a bordo di Crevrolet Corvette e Pink Cadillac decapottabili con la radio accesa a tutto volume che suona il rock’n’roll. Dove gli uomini portano il ciuffo dei capelli a banana e giubbotti di pelle da motociclista e le donne gonne svasate e plissettate con i calzini corti bianchi. No, questa non è l’America nostalgica che guarda nello specchietto retrovisore, ma un lembo di terra dell’Europa del nord che vorrebbe avere altre coordinate geografiche e temporali.
Kerava è a venti minuti da Helsinki, Finlandia, ma il suo cuore è migliaia di chilometri più in là, verso gli Stati Uniti di mezzo secolo fa. In apparenza è una delle tante città del nord Europa: piccole industrie, case unifamiliari di legno color pastello, giardini verdissimi, museo d’arte moderna, strade pedonali, piste ciclabili, d’estate il festival del jazz, d’autunno la sagra dell’aglio. Tutto normale, sembrerebbe. Ma qui una buona parte dei suoi trentaduemila abitanti ha deciso di vivere seguendo le suggestioni di un’altra epoca, quella di un’America che non c’è più. Di adeguare le sue abitudini, i suoi gusti musicali, persino i propri nomi a un altro mondo. Qui chi sulla carta d’identità ha scritto Jarno, Jari, Aika si fa chiamare Elvis, come Presley, o Fonzie e Ritchie Cunningham, proprio come i protagonisti della serie televisa Happy Days ambientata negli intramontabili fifties. Qui chi ha la patente preferisce acquistare vecchie Harley-Davidson e Buick d’annata piuttosto che berline superaccessoriate. Qui la musica si ascolta nei juke box che suonano esclusivamente quarantacinque giri di vinile conservati alla perfezione.
Una moda cominciata negli anni Settanta, più esattamente nel 1973, quando nei cinema di Kerava arrivò American Graffiti, la celebre pellicola di George Lucas che scardinò la tranquilla filosofia vickinga, fatta di gite al lago, sagre paesane e poco più. Ma da quando gli abitanti della cittadina finlandese andarono a vedere cinque o sei volte in pochi giorni la storia dei quattro adolescenti che terminato il liceo, nel 1962, mentre la guerra del Vietnam è alle porte, hanno una notte di tempo prima di decidere il proprio futuro e cercano di vivere tutte le possibili emozioni, allora qui la vita di molti cambiò. Quel cult movie contagiò centinaia di persone: la gente cominciò ad adattare gli abiti a quelli visti nel film, le ragazze si cucivano vestiti a palloncino con i pois e si misero a portare maglioncini colorati e capelli cotonati, i ragazzi andavano dal parrucchiere con una foto di Marlon Brando e James Dean e si facevano pettinare così, oppure con i ciuffi ribelli e tanta brillantina. Si andava in cerca di vecchi ellepì, si ballava al ritmo scatenato di Rock around the clock, non ci si perdeva una puntata di Happy days, la serie americana andata in onda con grande successo anche in Italia che nasceva proprio inseguendo il successo generazionale di American Graffiti. Ma fu con la nascita di un complesso musicale, i Teddy and the Tigers, che la febbre degli anni Cinquanta varcò i confini di Kerava e da una cantina della città si diffuse un po’ in tutta la Finlandia, trasformando ogni concerto in un raduno di fedelissimi, tutti vestiti come se il tempo non fosse passato mai.
E ancora oggi, nonostante siano trascorsi oltre trent’anni dalla nascita di questo fenomeno unico nel mondo, il sogno americano vintage della tranquilla cittadina del nord Europa non è svanito del tutto, anzi viene tramandato alle nuove generazioni. Ancora oggi tra Helsinki e Kerava almeno una ventina di gruppi musicali si ispirano agli anni Cinquanta americani per scrivere le loro canzoni, ancora oggi per le strade si aggirano cloni di splendidi esemplari maschili e femminili di fifties-seguaci, ancora oggi qui ai propri figli si fa vedere e rivedere American Graffiti in dvd, quasi un rito di iniziazione per riuscire a comprendere il mondo di questi adulti un po’ nostalgici. Quelli, anche i più insospettabili, che ogni anno d’estate lasciano nell’armadio giacca e cravatta, indossano la loro divisa preferita, jeans sdruciti e giubbotto con le borchie, e partono, destinazione Vammala e Forssa, dove si tengono due mega raduni di rockettari incalliti e di appassionati d’automobili d’antan.

Dove per qualche giorno si canta e si balla, si chiacchiera e ci si lascia vivere sognando un’America che non c’è più.

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