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I kamikaze giapponesi diventano eroi in un film

Prodotto e sceneggiato dal governatore della capitale nipponica

Un altro tabù infranto: l'esaltazione dei kamikaze. Terrore degli americani nelle ultime fasi della guerra nel Pacifico, sulle cui navi si lanciavano col loro aereo, nella certezza di perdere la vita colandole a picco. Sempre sotto sotto ammirati ma mai glorificati. Li celebra adesso un film prodotto dal governatore di Tokyo, Shintaro Ishihara, scrittore passato alla politica, da vent'anni al centro di polemiche per il suo nazionalismo. A fine anni Ottanta, fece scandalo un suo saggio critico della sottomissione alla politica Usa, «Un Giappone che sappia dire no», carico di risentimento verso i vincitori e verso una Tokyo che, divenuta potenza economica, si comportava ancora come appena dopo la sconfitta.
Il libro portava una introduzione di Akio Morita, fondatore e presidente della Sony, icona nazionale, tutt'altro che anti-americano, ma che, travolto dalle polemiche, la ritirò dopo la prima edizione. Ishihara insistette nella sua linea, che trovava profonde rispondenze collettive mentre prendeva le distanze da lui anche il suo partito, quello Liberal-democratico, da oltre 60 anni al potere da solo o in coalizioni.
Eletto governatore di Tokyo e confermato una seconda volta, Hishihara si presenta ancora alle prossime elezioni, l'8 aprile. Alla vigilia, ha terminato come produttore e sceneggiatore un film sui kamikaze, mentre il Giappone si commuove per il film di Clint Eastwood sulla battaglia di Iwo Jima. Lo farà uscire a maggio, a votazioni fatte, ma le polemiche insorte con la proiezione alla stampa lo pongono al centro della scena. Il film si snoda sui ricordi di una locandiera, interpretata da una famosa attrice, il cui locale vicino alla base aerea di addestramento per i kamikaze era da loro frequentato, e per i quali lei diventa una figura materna. I piloti suicidi sono presentati quali giovani romantici, educati all'adorazione per l'imperatore e per la patria, che partendo per le missioni si promettevano con i compagni di ritrovarsi per la festa della fioritura dei ciliegi a Yasukuni, il tempio dedicato ai caduti, e nel quale negli anni Cinquanta sono stati inclusi anche i politici e i generali impiccati dagli alleati nella Norimberga asiatica. Nel museo del tempio, in effetti, sono esibite lettere a famigliari e amici da parte dei kamikaze che ricordano l'ultima fioritura dei ciliegi sognando di tornarvi in spirito.
Secondo i critici, il film è melenso, melodrammatico. Ma non è questo che conta. Esso è significativo per il solo fatto che renda onore ai soldati, dopo che il paese ha interamente sepolto intere pagine per la vergogna della sconfitta. Esso fa seguito a un film di alcuni anni fa quasi elogiativo sui leader impiccati, e si inserisce in un rinnovato spirito nazionale.

Politicamente, la nuova atmosfera, mentre ci si prepara a riscrivere la costituzione pacifista, è sfociata nella elevazione a ministero dell'Agenzia di Difesa, il cui titolare, nei giorni scorsi, il vice presidente Usa, Dick Cheney, non ha voluto incontrare per le sue critiche sull'Irak.

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