da Roma
Qualche spiraglio per il contratto dei metalmeccanici. Ieri è iniziato il confronto al ministero del Lavoro. Incontri separati tra rappresentanti dei lavoratori e delle aziende, per il momento. Anche se lobiettivo resta quello di riunire attorno a un unico tavolo tutte le parti già oggi oppure, più realisticamente, nel fine settimana. Sempre con lobiettivo di chiudere domenica, prima che scattino gli anticipi in busta paga, minacciati da Federmeccanica, e che per Cgil, Cisl e Uil avrebbero il significato di un colpo mortale alla contrattazione. «Siamo ancora in una fase esplorativa», ha assicurato il segretario generale della Fiom, Gianni Rinaldini.
In realtà il ministro Cesare Damiano è già da qualche giorno al lavoro per «restringere il campo dei problemi aperti». Tra i punti critici cè sicuramente quello degli aumenti. I 120 euro in 30 mesi proposti dalle aziende non bastano ai sindacati. E non è escluso un accordo su una cifra un po superiore. Decisamente più complicato superare il problema dellorario di lavoro, con le richieste delle imprese che Rinaldini sintetizza così: «Due giornate di straordinario in più e due di permessi retribuiti in meno». Al ministero del Lavoro sono già state fatte ipotesi che, per quanto di compromesso, saranno difficilmente accettate dalla Fiom-Cgil. E a quel punto scatterebbe il lodo Damiano. Una soluzione quasi inevitabile, secondo Giovanni Centrella, dellUgl, alla quale il ministro si è dichiarato disponibile a condizione di ottenere un «mandato pieno».
La tensione per il momento resta alta. Come dimostrano gli scioperi spontanei, i blocchi stradali e le occupazioni da parte delle tute blu. Manifestazioni che secondo il leader della Fiom non danneggiano la trattativa, «la favoriscono semmai». Mentre per Confindustria «è vergognoso che si blocchino strade e autostrade per un rinnovo contrattuale» (parole del direttore generale Maurizio Beretta).
Le aziende, comunque, non restano a guardare. La Beghelli, ad esempio, ha deciso di anticipare ai dipendenti un aumento di 105 euro. Scelta criticata da Uilm e Fiom perché «unilaterale», come quella minacciata da Federmeccanica.
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