I MIRACOLI DI SAN TOMMASO

Miracoli e intralci, i due nuovi fenomeni di questa confusa legge finanziaria. I miracoli. Secondo quanto dichiarato dal ministro dell’Economia, con la nuova curva delle aliquote Irpef e con le detrazioni previste il 90 per cento dei contribuenti avrà un risparmio fiscale mentre appena l’1,8 per cento subirà un piccolo aumento del prelievo. Il primo miracolo sta dunque nel fatto che sulle spalle di poco meno del 2 per cento dei contribuenti e con un aumento piccino, piccino, picciò si realizza un gettito tributario anch’esso piccino, piccino dell’ordine di 2 miliardini di euro piccini, piccini.
Secondo miracolo. La preannunciata unificazione al 20 per cento dell’imposta sui redditi da capitale (titoli di Stato, azioni, obbligazioni, depositi bancari) darà, sempre secondo Padoa-Schioppa, un risparmio fiscale ad almeno il 70 per cento dei possessori di questi redditi. Insomma, più si aumenta l’imposta e più si risparmierebbe.
A noi sembra, invece, che applicando la nuova imposta anche sui titoli di Stato e sulle obbligazioni già emessi si attua di fatto una patrimoniale sulla ricchezza finanziaria di quei milioni di piccoli risparmiatori che hanno acquistato titoli pensando di avere, con tranquilla certezza, una determinata cedola. A questa patrimoniale che colpisce le famiglie sfuggiranno, ecco l’altro miracolo, molto probabilmente le società finanziarie di ogni tipo, comprese le banche, che sono tassate, come si suol dire, a bilancio per cui l’aumento dell’imposta al 20 per cento sarà per loro solo una ritenuta d’acconto più alta che sarà poi detratta dagli utili societari.
Passiamo agli intralci. Anzi, all’unico vero intralcio, il Parlamento della Repubblica. Per la prima volta nella storia repubblicana la legge finanziaria è fatta di trecento pagine di articolato con norme minuziose in moltissimi settori come la scuola, gli enti locali e l’ordinamento tributario. In appena quindici giorni la commissione Bilancio dovrebbe licenziare il testo forte di ben 217 articoli in ciascuno dei quali vi sono richiami ad altre centinaia di norme pregresse. Un calderone che impedirà sia alla commissione Bilancio che all’aula di poter esaminare l’effetto vero di ciascuna norma. Un Parlamento «intontito» da questo effluvio di norme finirà per essere strumento docile nelle mani del governo e delle sue possibili perversioni peraltro denunciate da molti ministri.
Ma c’è dell’altro. Il Parlamento è diventato un intralcio anche per molti degli stessi parlamentari. Non è un gioco di parole. Un gruppo di deputati, i cosiddetti volenterosi, stanno tentando di mettere in piedi un tavolo per capirne di più di questo groviglio di norme e per tentare qualche condivisa correzione ad una legge finanziaria confusa e piena di trappole. Apriti cielo. A sinistra come a destra sono insorti i fondamentalisti del bipolarismo minacciando tuoni e fulmini se, per caso, quei deputati trovassero qualcosa sulla quale concordare. Per questi fondamentalisti il Parlamento che discute e cerca compromessi è un insulto alla logica maggioritaria dello scontro ad ogni costo e un’offesa alle scomposte tifoserie di entrambi gli schieramenti.
Nella fretta dimenticavamo l’ultimo miracolo, quello del commissario agli Affari economici Joaquin Almunia che, sfogliando la legge finanziaria, ha detto subito che tutto va bene madama la marchesa.

Quello di Almunia è come il miracolo di San Gennaro: si ripete puntualmente ogni anno. Per Almunia e per l’Europa, infatti, tutte le Finanziarie sono buone anche se poi il deficit aumenta e l’Italia cresce poco. Ma di questi fatti parleremo la prossima volta.

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