I no global eseguono la sentenza: sprangato il consigliere anti rom

Condannato da un giudice e mazziato dai no global. A passare dalla giustizia ordinaria a quella sommaria in meno di ventiquattro ore è un consigliere comunale di Padova, Vittorio Aliprandi. Aggredito ieri mattina mentre si trovava in compagnia del figlio all’uscita di un banca in pieno centro, nella galleria del Duomo, picchiato selvaggiamente con bastoni, caschi e catene da un gruppo vicino - secondo gli investigatori - al centro sociale «Pedro». Aliprandi è finito in ospedale con un trauma addominale e ferite alla testa per cui sono stati necessari i punti. Il ragazzo invece, Giovanni, ha rimediato una ferita alla gamba. Due tra gli autori dell’agguato sono stati individuati, bloccati dalla Digos e portati in questura.
Presto spiegati i motivi della spedizione punitiva. Aliprandi, eletto lo scorso anno in Comune in una lista civica apparentata con il candidato del Pdl Marco Marin, nei mesi scorsi aveva «postato» sulla sua pagina di Facebook slogan e frasi offensive contro i rom. «Mi fanno vomitare», «avrei voglia di prendere a calci tutti quelli che si fingono storpi e poi in stazione camminano normalmente», s’era sfogato ad esempio il consigliere in risposta a una mozione del Pd locale in sostegno dei campi nomadi. E proprio per frasi di questo tenore l’altro giorno il giudice monocratico del tribunale di Padova lo ha ritenuto colpevole, ai sensi della legge Mancino, del reato di «propaganda di idee fondate sull’odio razziale e istigazione a commettere atti razzisti». In sostanza, quattromila euro di multa ad Aliprandi, più seimila euro da versare alle tre parti civili del processo: due rom e l’associazione Opera Nomadi. Come verdetto accessorio, il divieto di fare campagne elettorali per tre anni.
Una sentenza ritenuta «esemplare» dal vicesindaco di Padova del Partito democratico Ivo Rossi, che a caldo aveva dichiarato: «Queste persone finalmente pagano un prezzo, ancorché basso, al danno provocato alla città e alla sua immagine». Prima di dichiarare con poca prudenza, visti gli sviluppi: «Padova ha una tradizione di civiltà, solidarietà e apertura al mondo. Spero che la prossima volta Aliprandi e quelli come lui si mordano la lingua». Tuttavia ieri Rossi ha provato a rimediare parlando di «atto intollerabile» nei confronti del consigliere pestato. Evidentemente, ci hanno pensato quelli dei centri sociali a rendere più «congrua» la pena decisa dal giudice poche ore prima. Sabato scorso lo stesso Aliprandi - raccontano i testimoni - aveva avuto una discussione proprio con alcuni membri del «Pedro» durante una manifestazione in centro.
Un precedente importante, ma non certo l’unico, perché Padova si ritrova a riflettere sul clima di violenza politica che ha consentito un pestaggio in pieno giorno, per giunta nel cosiddetto salotto buono della città. Tanto che il governatore del Veneto, Luca Zaia, interviene per esprimere solidarietà al consigliere mandato al pronto soccorso e suonare il campanello d’allarme: «Un fatto esecrabile che ci riporta ad anni passati che vogliamo non ritornino più. All’odio e alla violenza deve subentrare una nuova stagione di dialogo». Anche il ministro ed ex presidente veneto Giancarlo Galan vede la misura colma: «Questa esasperazione è il frutto di una politica che l’estrema sinistra vuole instaurare in tutto il Paese e a cui tutte le istituzioni veramente democratiche si opporranno sempre».
Il sindaco del Pd Flavio Zanonato, spesso accusato dall’opposizione di essere morbido con le frange più estreme degli autonomi padovani, ammette che «in città ci sono degli autentici criminali.

Mi aspetto che polizia e magistratura siano molto netti nei confronti di questa gentaglia». Eppure dal «Pedro» gli rispondono facendo spallucce: «Noi con l’aggressione di Aliprandi non c’entriamo. Ognuno si prenda le sue responsabilità».

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