I nostri Caschi Blu in Libano sono seduti su una polveriera

Già si era ampiamente parlato, durante la missione di pace in Irak, dei pochi gradi di libertà che i nostri militari godevano nell’esercizio del loro compito. Ma almeno potevano effettuare quei pochi servizi di controllo come le perquisizioni ai varchi delle strade. Adesso il governo ha mandato, dopo le trascorse critiche alla missione in Babilonia, vari gruppi di caschi blu nella Terra dei cedri, diminuendo ulteriormente i loro compiti. Ad esempio il diniego a perquisire veicoli sospetti significa aumentare la possibilità di essere preda di autobomba; l’impossibilità di perquisire le abitazioni significa che i terroristi potrebbero scappare ovunque e agire indisturbati. Queste restrizioni sono come mettere un chirurgo che deve operare a fare il guardiano di un ospedale senza potersi muovere: possono nascere momenti di tensione con il proprio animo.

Al governo interessava solo obbedire all’Onu ma ha mandato dei ragazzi a sedere sopra una polveriera senza neanche la possibilità di salvarsi se questa scoppierà.

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