Tra i tanti problemi che il governo che uscirà dalle urne del 13-14 aprile si troverà sul tavolo, ci sarà anche quello dellalta cucina italiana, sempre più buona e ammirata nel mondo ma anche bistrattata in patria e a volte pure in crisi di bilanci. Non cè dubbio che, per quanto popolari siano diventati in Italia il cibo e la ristorazione di qualità (nutrirsi è cosa ben diversa), nella altre nazioni i cuochi sono rispettati perché ritenuti simboli sociali al pari di un grande architetto o scrittore o tenore, e nessuno in Francia, Spagna o Gran Bretagna li inviterebbe in tivù per prenderli per i fondelli come fa regolarmente Bruno Vespa in occasione della presentazione della Michelin. E per trasmissioni riuscite come quelle di Antonella Clerici, ve ne sono altre nelle quali i consigli sono dati da superchef, cosa in cui per me ha fallito Gianfranco Vissani perché non ha mai usato gli spazi televisivi anche a favore della sua categoria.
Da un paio di anni in qua, i cuochi si ritrovano tra saloni del gusto e congressi gastronomici per dare corpo al loro disagio e per capire come si fa a convincere la casta politica dellimportanza del loro ruolo come traino per il turismo e i prodotti italiani. In fondo si tratta di guardare cosa fanno allestero. La Francia in questo è maestra assoluta, tanto che si dice che alla morte di Paul Bocuse, 82 anni compiuti l11 febbraio, verrà decretata una giornata di lutto nazionale per la scomparsa del suo più grande cuoco dellera moderna. Piaccia o non piaccia la sua cucina, è un modo solenne per ribadire che la Francia crede nel suo universo goloso, da far splendere ai quattro angoli del pianeta.
E così in Spagna, dove le varie municipalità e i vari governi si contendono i migliori cuochi come fossero Madonne in processione (ai grandi momenti della famiglia reale cucinano il catalano Adrià e il basco Arzak, stop) e in Gran Bretagna pure. È una sorpresa per molti, ma quando si nominano Heston Blumenthal e Gordon Ramsay bisognerebbe ricordare che entrambi sono stati insigniti, gennaio 2006, dellObe da parte della regina Elisabetta, ovvero lOrder of the British Empire. In Italia calma piatta. Quando ad esempio il ministero per le Politiche agricole ha istituito una commissione per la valorizzazione della cucina italiana nel mondo brillava per assenza la più importante associazione di cuochi allestero, il Gruppo Virtuale Cuochi Italiani, in arte Gvci, www.itchefs-gvci.com, ma non mancavano due senatori, uno in quota al governo e uno allopposizione per non scontentare nessuno, salvo chi lavora per davvero ai fornelli.
A dicembre a Milano invece, ha deluso la categoria lassenza di un ristoratore tra i premiati con lAmbrogino doro, tenuto pure conto che la città si è candidata per organizzare lExpo 2015. Tema: lalimentazione. Ci sono, è vero, regioni che coltivano le loro eccellenze cucinanti, il Piemonte e lAbruzzo ad esempio, ma sono le eccezioni e questo spiega una sempre maggiore voglia di fare squadra, di dibattere tra cuochi. Ad esempio a Taormina, allultimo congresso dei Jeunes Restaurateurs dEurope, www.jre.it, si sono ritrovati attorno ai microfoni tutti i vari sodalizi, Fipe, Udirtà, Uir, Orpi..., con Vittorio Fusari, presidente dellUnione per la Difesa della Ristorazione di Qualità, che punta a una federazione per arrivare a definire la figura del cuoco, un artigiano, come sognato, e non più un commerciante.
E ancora più clamore hanno suscitato due settimane fa a Identità Golose i fratelli Alajmo, Massimiliano e Raffaele, appellandosi ai politici: «LItalia è il Paese più bello del mondo: dobbiamo renderci conto che la nostra cucina è una delle materie prime italiane più importanti, che va a supporto del turismo e che deve essere tutelata e protetta in tutto il mondo».
«Signori del Palazzo, noi del mercato ci siamo, il nostro valore lo misuriamo ogni giorno. Non vi chiediamo un salvagente, ve lo offriamo. Non lanciamo un Sos, vi stiamo calando noi una scialuppa di salvataggio. La Cucina Italiana può diventare la più autorevole ambasciatrice dei prodotti enogastronomici italiani; ci saranno benefici per lagricoltura, per la viticultura, per i prodotti artigianali, e anche per il nostro turismo.
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