I pazienti oncologici soddisfatti dell’assistenza nei day-hospital

Gianni Mozzo

Il collegio italiano dei primi oncologi ospedalieri, con la collaborazione di Pfizer, ha svolto un’indagine qualitativa sullo stato di gradimento - da parte dei pazienti malati di cancro - dei day-hospital oncologici: gradimento in senso lato. Gli interpellati sono stati 7037, ricoverati da almeno dodici mesi.
Scopo dell’indagine era quello di acquisire informazioni sui bisogni dei pazienti oncologici in diverse aree (confort, raggiungibilità territoriale, comunicazione medico-paziente, ascolto medico-paziente, ascolto infermiere-paziente, collaborazione fra medici e infermieri, presenza dello psicologo, privacy, emozioni dei pazienti, rispetto, fiducia, soddisfazione, tempi di attesa e spese sostenute) per favorire e migliorare la loro qualità di vita all’interno della struttura sanitaria, attraverso la relazione umana, fatta di comunicazione, ascolto, condivisione e sostegno psicologico. I risultati dell’indagine mirano anche a dare la possibilità di riflettere, in ogni struttura su quali siano i punti di criticità o di eccellenza nell’assistenza prestata secondo la voce dei pazienti, oltre a mettere in luce quali aree potrebbero essere approfondite, con analisi e studi successivi. I pazienti, hanno dato, nel complesso, giudizi piuttosto buoni sull’assistenza ricevuta in day hospital: sono apparsi molto fiduciosi in questa struttura e hanno avuto la sensazione di essere rispettati come persone. In particolare, le donne più degli uomini sono soddisfatte soprattutto dei tempi di attesa per eseguire le terapie, più brevi rispetto a quelli per esami e visite. La comunicazione con l’oncologo della struttura è, per i pazienti intervistati molto chiara .


Tuttavia, dalle risposte dei pazienti emergono aree che vanno migliorate come quella dell’accessibilità e del confort che, nel punteggio dato, raggiunge solo la sufficienza: sale d’attesa e di terapia, letti e poltrone dedicati alle cure sono per i pazienti poco più di sufficientemente confortevoli. Un tema delicato e il coinvolgimento nelle decisioni terapeutiche e diagnostiche sulla malattia: solo il 49,8 per cento dei pazienti si sente coinvolto dai medici.

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