I personaggi e i fatti che raccontano la storia del nostro Paese in una serie di immagini d'autore

Mica solo le canzoni. Il vero tratto italiano di Domenico Modugno è stato il coraggio. Il coraggio di tutto. Di essere solo. E anche di sbagliare. Perciò andava d'accordo soltanto con se stesso e litigava con tutti gli altri. Sin da quando, a diciannove anni, sparì da casa all'insaputa del padre per cercar fortuna a Torino. O quando disse, e lasciò credere a tutti, di non essere pugliese ma siciliano verace: in fondo il suo dialetto sanpietrano (aveva vissuto a San Pietro Vernotico, provincia di Brindisi) sembrava per suffissi, desinenze e accenti quello siciliano.
Domenico Modugno è stato (e da questa bellissima foto si può capire) l'italiano che gli italiani vorrebbero essere e che raramente hanno il coraggio di diventare: capace di dire no. E di raggiungere un gigantesco successo: 22 milioni di copie vendute solo di Nel blu dipinto di blu (cioè Volare), venerazione in tutto il mondo, i buuu dei «venerati maestri». «Ma che pazzia è questa canzone? Non ha stile, non esiste», disse il maestro Gorni Kramer riferendosi a Volare. Capito? Quando Mimmo Modugno cantò per l'ultima volta negli States, anno 1991, furono sette concerti tutti esauriti: e in platea chiunque, non solo gli italoamericani, mandava a memoria quelle parole che mescolavano utopia e disfattismo: «Penso che un sogno così non ritorni mai più». Per Modugno tornava ogni volta. Perciò era irascibile come chiunque rimanga debuttante a vita e sia pure «fimminaru», che sta per sciupafemmine orgoglioso. La sua parabola iniziò nel 1945, con due canzoni mai incise, e qualche poesia (anni dopo riuscì persino a musicare versi di Quasimodo e Pasolini). Voleva fare l'attore, diventò cantautore o meglio cantattore: le sue braccia aperte al Festival di Sanremo del 1958 sono la nostra essenza perfetta, il nostro gesto tragico e speranzoso, l'italianità fatta immagine, accogliente e materna e virile allo stesso tempo. Recitò in 38 film e qualcuno è meglio dimenticarlo. Incise oltre duecento canzoni e moltissime è meglio ricordarle. Talvolta non succede. Per capirci, quando i Negramaro (pugliesi come lui) hanno registrato Meraviglioso, tanti si sono chiesti di chi fosse mai quella canzone. In fondo, la nebulosa Modugno è così difficile da decifrare che ancora oggi molti ci si perdono. È stato il padre dei cantautori ma anche figlio della tradizione. Cantava in dialetto ma si faceva capire in tutto il mondo. E litigava, quanto litigava: dopo gli scontri con Renato Rascel abbandonò il palco di Alleluja brava gente rinunciando a un contratto da due anni.

E allora l'artista Domenico Modugno, ex socialista poi radicale poi eroe, è ancora adesso, a quasi vent'anni da quando chiuse gli occhi a Lampedusa davanti all'Isola dei Conigli, è uno degli attori più sinceri dell'italianità a prescindere. Quella che spesso ci fa comodo dimenticare perché non abbiamo il coraggio di farla nostra.

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