I «Pip» sono flessibili ma costano

Cominciamo col dire che i Pip (piani individuali di previdenza) sono una forma di previdenza integrativa diretta in particolare ai lavoratori autonomi. Con qualche punto critico per la gran parte riconducibili ai costi superiori a quelli degli altri prodotti previdenziali presenti sul mercato. Infatti, considerando come base di confronto gli Isc (gli indicatori sintetici di costo), i Pip applicano spese complessive dell’1,90% all’anno per 10 anni e dell’1,50% ogni anno per 35 anni, molto di più dei fondi pensione negoziali (che prevedono una spesa annua media dello 0,40% in 10 anni e dello 0,25% in 35 anni) e dei fondi pensione aperti (1,15% all’anno in 10 anni e l’1,03% all’anno nei 35 anni).
Facciamo un esempio pratico ipotizzando che un lavoratore investa nella previdenza integrativa 5mila euro all’anno per 35 anni con un tasso lordo di rendimento del 4% all’anno: con un fondo pensione negoziale accantonerebbe 368mila euro, 313mila euro con un fondo pensione aperto e non più di 284mila euro con un Pip. A differenza dei fondi pensione aperti, i Pip offrono però soluzioni più articolate e personalizzabili: dalla possibilità di fissare fin dalla sottoscrizione iniziale i coefficienti di conversione in rendita del capitale a quella di optare per un rendimento annuale minimo garantito, nonché di combinare le prestazioni previdenziali con altri prodotti (come, per esempio, la tutela in caso di perdita di autosufficienza). Inoltre i Pip prevedono, in linea di massima, la possibilità di frazionare il premio complessivo in più versamenti periodici, di sospendere i versamenti senza il pericolo di incorrere in penali o di modificare l’importo del premio in base alle proprie necessità.

Infine, i Pip sono venduti da agenti e produttori assicurativi e, più in particolare, dai promotori finanziari che in virtù della loro preziosa consulenza possono fornire un valido contributo al sottoscrittore anche dopo la vendita.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica