I "pizzini" che inguaiano Penati & Compagni

Nelle carte consegnate da Di Caterina una trentina di ricevute con sigle e numeri Tra il 2005 e il 2006 nove versamenti da 5mila euro l’uno, ciascuno per il "Presidente". Nei bigliettini soldi pure a "Big Bruno". Si tratta di Binasco della Gavio?

I "pizzini" che inguaiano Penati & Compagni

Milano - Ed eccola. Una lista che riporta indietro nel tempo - fino a un passato ormai lontano, quando i conti della spesa e delle tangenti si facevano ancora in lire - l’inizio dei pagamenti sottobanco al mondo politico da parte di Piero Di Caterina, l’imprenditore che foraggiava il leader dei Ds Filippo Penati. Ieri si era appreso di un appunto che quantificava in un miliardo secco di lire un versamento di Di Caterina all’ex sindaco di Sesto San Giovanni, risalente agli anni tra il 1997 e il 2000. E ieri vengono a galla, tra le carte depositate dalla Procura di Monza a disposizione delle difese, un altro lungo elenco di versamenti più minuti: in parte più recenti, in parte anch’essi risalenti all’epoca ante-moneta unica, ovvero agli ultimi anni del secolo scorso. E che sembrano testimoniare una prassi quasi costante di mazzette.
Il nome di Penati non compare direttamente, nelle sigle collegate ai versamenti effettuati dall’imprenditore. Si tratta di una trentina di bigliettini di ricevuta, come quelli che si utilizzano sovente per le pesche di beneficenza, che in modo assai criptico riportano affianco alle cifre sigle o soprannomi difficili da attribuire con certezza. Ma un riferimento salta agli occhi: è quello a tale «Big Bruno», che riceve una volta sei milioni, o «Bruno» che ne riceve dieci. Inevitabile ipotizzare che si possa trattare di Bruno Binasco, l’ex manager del gruppo Itinera di Marcellino Gavio che è una presenza ricorrente delle indagini sugli affari occulti del Pci e poi dei Ds: comparve negli anni Novanta nel filone «rosso» di Mani Pulite, è oggi indagato nell’inchiesta a carico di Penati per un versamento in nero di due milioni di euro l’anno scorso al medesimo Penati, e - come riferito ieri dal Giornale - ha avuto un ruolo non marginale nelle operazioni sospette ruotate intorno alla cessione a Gavio di una quota dell’autostrada Serravalle detenuta dalla Provincia di Genova, guidata dall’attuale sindaco Pd di Genova, Marta Vincenzi.
É Bruno Binasco il «Big Bruno» dei due versamenti? Rivolgersi direttamente all’autore di quegli appunti, ovvero a Di Caterina, non aiuta a risolvere il dubbio: «Tutto il materiale che avevo - spiega Di Caterina al Giornale - l’ho consegnato agli inquirenti, non ne ho tenuta neanche una copia, e quindi per me non è facile ricostruire il significato di ogni singolo appunto». Di Caterina non sa (o non vuole dire) chi sia Big Bruno, né a chi siano riferite le altre sigle che compaiono nelle ricevute: chi è «V/P» che una volta riceve 25 milioni di lire, e che però in un altro biglietto sembra figurare come autrice di un pagamento, «vers. da V/P 36»? Di Caterina non se lo ricorda. E chi è «DG», che riceve un pagamento da una Giulia non meglio identificata? Di Caterina non è in grado di ricostruirlo. E chi sarà mai il «Presidente» che tra il 17 febbraio 2005 e il 18 gennaio 2006 (quando Filippo Penati era presidente della Provincia di Milano) sembra ricevere nove versamenti da 5mila euro ciascuno, per un totale di 45 mila euro?
«L’unica cosa di cui sono sicuro - dice Di Caterina - è che i magistrati di Monza hanno i mezzi e la volontà per trovare una risposta a tutte le domande».

Nel frattempo, e nell’attesa di attribuire a ogni sigla un nome sicuro, il ritrovamento dei bigliettini sembra smentire bruscamente la tesi difensiva cui Penati sembra in questi giorni aggrapparsi: quella secondo cui la storia dei pagamenti sottobanco non sarebbe altro che una invenzione che Di Caterina, messa in piedi per occultare alla meno peggio i problemi della sua azienda.

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