I pm in mutande. Per giocare a «calciotto»

CLASSIFICA I giudici del Lazio sono in testa al loro girone con 6 punti, sconfitti solo dalla Toscana

RomaQuando mai riuscireste a vedere 130 magistrati insieme, tutti in mutande e maglietta? Insieme, forse al congresso dell’Anm, il loro sindacato. In mutande però, vi resta soltanto la giornata di oggi, se v’affrettate al Futbolclub - nome e grafia di pessimo gusto lo so, ma questi sono i tempi signora mia - centro sportivo sulle sponde del Tevere dalle parti di ponte Flaminio. Qui si stanno scontrando pm e giudici di tutta Italia in un defatigante torneo di calciotto in perfetto stile “Non si uccidono così anche i cavalli?” Hanno iniziato all’una di ieri, ovviamente a digiuno, andando avanti sino alle otto e mezza di sera, gran mangiata serale stile raduno degli alpini, e stamani riprendono con foga sino ad incoronar la squadra dei vincitori. Che dire? Meglio in mutande che in toga, rossa o nera poco importa. Chi li ha visti all’opera ieri nel mollarsi calci agli stinchi e spallate frantumaossa senza attenuanti generiche, chi sobbalzava nel sentirli gridare «e passa cazzo», o tuonare dei «porca troia» ad ogni goal mancato più fragorosi della nazionale di rugby neozelandese, ora non ha dubbi. Son più digeribili così, che in tocco e toga. Sembrano quasi persone normali.
Ora qualcuno s’aspetterà annotazioni quasi scontate, del tipo: se andassero anche in tribunale coi ritmi e la velocità che hanno profuso dietro al pallone, il Parlamento potrebbe risparmiarsi l’affanno sul processo breve. Oppure: ma se hanno così tanta voglia di vincere, perché non giocano contro gli avvocati, oppure contro i detenuti? Sì, a guardie e ladri come i ragazzini. No, giocano tra di loro, piemme e giudicanti ben assortiti affinché non sorga nemmeno il sospetto che siano favorevoli alla separazione di funzioni o carriere. Distretto giudiziario contro distretto giudiziario. Non tutti, ma questo è il primo torneo e l’anno prossimo vedrete, le squadre saranno di più. Per ora accontentatevi del Piemonte in nero e della Toscana in giallo, dell’Umbria in maglietta blu e del Lazio in bianco nel girone A; e nel girone B la Calabria in verde, Sicilia arancio, Puglia in rosso e Campania celeste. Oggi, le finali.
L’anima ispiratrice? Ma ça va sans dire, l’Associazione nazionale magistrati stessa che celebra anche così il secolo di vita. Le magliette hanno stampato in petto il logo dell’evento, e poco importa se nei movimenti dei magistrati in campo pure l’immagine della Giustizia subisce colpi e contorsioni, facendo pendere quei poveri piatti della bilancia da ogni parte. Il presidente Luca Palamara s’aggira orgoglioso in tuta nera, e se lo stuzzichi domandandogli chi sono i «giudici terzi» del torneo, ma sì gli arbitri imparziali, risponde a tono: «Arbitra Mourinho, campione di imparzialità». In realtà gli arbitri sono tutti federali, e quando Palamara si toglie la tuta rivelando sì un po’ di pancetta ma anche il numero 10 sulla maglietta bianca, i colleghi napoletani si scatenano: «E no, adesso esageri! Pure il numero di Maradona ti sei preso!». Il piemme presidente è anche capitano della sua squadra, dove gioca pure Giuseppe Cascini, piemme romano e segretario dell’Anm. Tant’è che il Lazio ha chiuso la giornata di ieri in testa al suo girone, con 6 punti, dopo averle buscate dalla Toscana, e date al Piemonte e all’Umbria. Nel girone B è in testa la Sicilia con 7 punti.
Ce la mettono tutta, sarà che nel calciotto si gioca appunto in 8 per squadra e non c’è il fuorigioco, ogni partita dura mezz’ora, tant’è che corrono tutti come ladri (perdonate la metafora). Giocano pesante, l’abbiamo già detto, c’è il numero 9 della Toscana che è un mastino, oppure deve avere qualche conto in sospeso con Palamara, perché ogni volta che lo incontra gli molla certe spallate da paura. Sugli spalti alcuni giornalisti, qualche magistrato più anziano che tifa blandamente, giocatori di altre squadre in attesa del loro turno. C’è pure una giovane mamma, con pupo e passeggino. Ha portato il bimbo a vedere papà che finalmente fa una cosa bella? Lei ride: «Sì, anche perché altrimenti il papà ci molla a casa, e chi lo vede più».

Bruno D’Urso, gip napoletano, s’accalora: «Qui c’è la vera magistratura, quella militante che gioca». Sta bonariamente irridendo ai colleghi della «sedicente nazionale magistrati». Hai capito? Questi vanno per correnti anche sul pallone.

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