I pm snobbano le sedi scomode Al via i trasferimenti coatti

SORPRESA Le toghe non evitano solo gli uffici «pericolosi». Anche al Nord ci sono molti buchi

RomaAlla procura di Ragusa, su quel mare bellissimo frequentato televisivamente dal commissario Montalbano di Camilleri, nessun pm è voluto andare. E neanche a Enna, Agrigento, Messina e in un’altra decina di procure siciliane.
Solo a Trapani sono stati coperti tutti e 3 i posti messi a concorso e a Siracusa 2 su 3. Sembra che debba essere un eroe chi vuole spostarsi in una delle famose «sedi disagiate», come il pm milanese Frank Di Maio, titolare della cosiddetta inchiesta vip sui «foto-ricatti», che ha chiesto di essere trasferito alla procura di Termini Imerese.
Malgrado gli incentivi economici e di carriera voluti da Angelino Alfano, nell’isola natìa del ministro della Giustizia su 33 posti vacanti l’ultimo concorso del Csm ne ha coperti solo 7, nemmeno un quinto.
D’altronde, il flop è stato complessivo. Ed è rimasto scoperto oltre il 70 per cento dei posti messi a concorso per riparare alle gravi carenze di organico nelle cosiddette «procure di frontiera», con più del 20 per cento di poltrone vuote.
Che poi, non sono tutte sedi così pericolose e disagiate. Se questo discorso vale per la Calabria, dove le domande di trasferimenti sono state solo un quarto dei 20 posti scoperti (cioè 5) e per la Sardegna, dove la situazione rimane difficile, sorprende che anche al Nord ci siano posti che ai pm proprio non piacciono. Come Ivrea, Mondovì, Busto Arsizio. E le resistenze non riguardano solo i piccoli centri, visto che 2 sui 3 posti messi a concorso alla procura di Brescia resteranno senza titolare.
La situazione è talmente grave che ora si parla di trasferimenti d’ufficio come ultima spiaggia. La sollevazione delle toghe è prevedibile, in nome del principio dell’«inamovibilità». Ma prima la Terza commissione del Csm, che lunedì si riunirà, lancerà probabilmente un ultimo appello, «interpello» lo chiamano, per muovere qualcuno a compassione. Se andrà deserto, com’è successo tante volte, non resteranno che i trasferimenti coatti, introdotti a dicembre dal governo . Sarà Alfano a indicare lesedi prioritarie e il Csm valuterà chi trasferire.
Allora divamperanno le polemiche. Perché l’Anm ha sempre combattuto quest’ipotesi, richiesta con urgenza dagli avvocati penalisti dell’Ucpi. E nel braccio di ferro con il Guardasigilli ha puntato l’attenzione sulla nuova norma che impedisce alle giovani toghe di andare in procura. Così, la situazione si è incancrenita.
In realtà, il problema non riguarda solo le sedi disagiate, né solo le procure, ma tutti gli uffici giudiziari. In questi giorni il Csm è tempestato di telefonate disperate di presidenti di tribunali e di corti, oltre che di procuratori. La gestione della mobilità delle toghe è stata fallimentare e questo Csm si trova di fronte un numero record di posti scoperti. Se 5 anni fa i vuoti erano il 9 per cento, dopo l’ingresso di 320 nuovi magistrati e con i 200 che ogni anno vanno in pensione, ora la percentuale è salita all’11 per cento. Di mobilità in questi anni sembra ce ne sia stata fin troppa, ma per consentire quasi a tutti di tornare a casa o almeno di avvicinarsi, più che per rispondere alle più urgenti necessità di far funzionare la macchina giudiziaria. Infatti, dopo soli tre anni in un ufficio un magistrato può chiedere il trasferimento e solo una legge potrebbe allungare il termine.
Il Csm ha fatto molti concorsi per tutti i posti vacanti e no mirati agli uffici più in affanno.

Senza tener conto dei prevedibili effetti della riforma Castelli e poi Mastella e del blocco dei concorsi durato anni. Né è stato ancora affrontato politicamente il problema tanto citato della revisione delle circoscrizioni, visto che secondo i più molti degli uffici semivuoti andrebbero semplicemente chiusi.

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