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I politici alimentano l’odio anti italiano: la posta in gioco è il governo del Kerala

Lo Stato andrà alle urne a marzo e Sonia Gandhi è nel mirino dell’opposizione

I politici alimentano l’odio anti italiano: la posta in gioco è il governo del Kerala

Visto da questo paradiso tropicale che è lo stato meridionale del Kerala, tra backwaters e massaggi ayurvedici, lo scontro tra India e Italia ha il sapore di un film di Bollywood. Da una parte i «cattivi» i fucilieri del Battaglione San Marco, con le loro armi e i loro bicipiti muscolosi sotto la mimetica. Dall’altra due pescatori inermi, con il viso spaccato dal sole e il «lunghi» avvolto intorno ai fianchi come si usa qui nel sud dell’India, impegnati a fare il loro lavoro a bordo di un poverissimo e malandato peschereccio che forse ha avuto la malaugurata idea di recuperare le reti da pesca prima che le turbine della petroliera le riducessero in polvere.

Ma se questa è la versione che prevale qui a Kochi, dove avvengono le indagini e dove proprio oggi è partita una battaglia di carte bollate, forse c’è qualcosa che manca a questo quadro un po’ troppo manicheo.

Il primo elemento da introdurre è il cosidetto «fattore Sonia Gandhi, l’italo indiana di recente guarita da una misteriosa malattia, che guida la coalizione di governo dell’anziano premier Manmohan Singh. Anche se raramente fa dichiarazioni, la sua invisibile presenza pervade la vita politica indiana. Ora che ci sono poi le elezioni regionali in cinque stati, il gioco per lei e per il figlio Rahul Gandhi si fa ancora duro. L’opposizione è agguerrita e chiaramente pronta a prendere la palla al balzo. Guai se qualche italiano in India sia favorito o abbia un trattamento privilegiato. È subito levata di scudi. Proprio nel Kerala, una delle fortezze «rosse» indiane ora guidato da un politico leale a Sonia, si va al voto per le amministrative a marzo. Questo spiegherebbe le parole durissime del chief minister Oommen Chandy che aveva parlato subito di «crudele assassinio» senza neppure aspettare le conclusione della polizia.

C’è poi lo sdegno collettivo di un Paese che ha subito un secolo e mezzo di colonizzazione e, anche se è rimasto perdutamente innamorato degli inglesi, non ama interferenze dall’esterno o diktat da parte di potenze occidentali. La petroliera con i «Rambo» armati a bordo a caccia di pirati è l’immagine tipica che in questi giorni hanno dato la stampa e le televisioni indiane nel loro «linciaggio mediatico» che tanto ruolo ha avuti nell’infiammare gli animi e alimentare la tensione forse in maniera eccessiva. Tuttavia la rabbia c’è e lo si è visto anche a Kollam, il paese dove abitano le povere famiglie dei pescatori uccisi che ora chiedono forti risarcimenti. Forse molti turisti indiani si ricordano di questa località perché è da lì che partono molte «house-boat», i barconi di bambù che scendono il reticolo dei canali interni. Gli italiani, solitamente «brava gente» si sono trasformati in «mascalzoni» come urlavano alcuni dimostranti quando i marò Latorre e Girone sono arrivati per il confermo dell’arresto per omicidio davanti al magistrato locale.
I rapporti tra India e Italia sono sempre stati un po’ difficili a causa di Sonia, ma anche per una certa incomprensione culturale. Per esempio l’ultima bega diplomatica, poi per fortuna rientrata, risale allo scorso anno quando un giocatore di cricket di fede sikh è stato costretto a levarsi il turbante in pubblico durante un controllo all’aeroporto di Malpensa. Nonostante sia arcinoto che i sikh non possono levarsi il loro copricapo, che è simbolo religioso, gli agenti italiani hanno insistito con la loro richiesta facendo scoppiare un caso che è poi finito sul tavolo del ministro degli Esteri a New Delhi.

Sul caso dei pescatori c’è stato uno scontro duro fin dall’inizio dove non sono mancati anche toni aggressivi da parte della parte italiana come confessa l’avvocato V.J Matthew, esperto di diritto marittimo, che rappresenta la petroliera, il capitano Umberto Vitelli e i membri dell’equipaggio tra cui ci sono cinque italiani e 19 indiani.
«Lei pensi un momento a cosa poteva succedere se due italiani fossero stati uccisi al largo della Sicilia da una nave indiana - ipotizza - . Crede che non sarebbero finiti in prigione fin dal primo giorno? Invece qui in India sono in una guest house con aria condizionata trattati con ogni riguardo.

C’è differenza non le pare?».

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