I residenti di Tre Fontane contro il Campidoglio: «Basta con il cemento, salviamo gli spazi verdi»

Sì al parco archeologico e al verde pubblico, no all’ennesima colata di cemento. I residenti del quartiere Tre Fontane - nella zona nota come «i granai di Nerva», a ridosso della via Laurentina -, riuniti in un comitato di quartiere sorto ad hoc per contrastare il progetto, non hanno dubbi: quell’edificio «non s’ha da fare». Nel quartiere vivono circa tremila famiglie, di cui mille solo negli edifici dell’Inpdap. Il palazzone in questione dovrebbe sorgere in un’area, davanti alla chiesa dedicata a José Maria Escrivà, ceduta dall’Inpdap a privati. All’interno dei nove piani previsti dalla variante al progetto originario, presentata in Campidoglio a metà aprile, troveranno posto, se tutto andrà per il verso giusto, edifici commerciali e uffici per un totale di 48mila metri cubi di cemento. L’idea di partenza, mai realizzata e comunque in parte sopportata dai cittadini, era quella di costruire un centro commerciale e un supermercato a due piani.
Ma per i residenti, il mutamento delle carte in corso d’opera è stata una vera doccia fredda. «Il quartiere è saturo di uffici e centri commerciali, nella zona sono inoltre attivi tre grossi supermercati, una “Gs” e un “Panorama” all’interno dei Granai - sottolinea Aurora Russo, insegnante di Storia dell’arte e presidente del comitato “Amici di Nerva” -. Mancano invece gli spazi verdi attrezzati per i bambini». In effetti la distribuzione delle attività appare un po’ anomala. Basti considerare che a via Baldovinetti e la sua prosecuzione (via Paolo di Dono) operano ben 14 banche. A complicare le cose ci si mette anche la conformazione dell’area che è ad alta presenza archeologica. Gli scavi intrapresi dalla Soprintendenza, proprio sulla porzione di terra dove dovrebbe sorgere l’edificio, hanno portato alla luce nuovi resti tra i quali si parla di una tomba con un antico percorso risalente all’epoca romana. «In questo momento la Soprintendenza sta ultimando i saggi. A breve sapremo se l’area può essere considerata edificabile», precisa la Russo.
La variante al progetto sarà oggetto di dibattito sia in consiglio comunale, dove Marco Marsilio di Alleanza nazionale è pronto a chiedere il mantenimento degli spazi verdi, sia in Parlamento tramite il deputato di An Fabio Rampelli, che ha presentato un’interrogazione al riguardo. «Non sentiamo la necessità di ulteriori metri cubi di cemento - ammettono Stefano Salvi, presidente dell’associazione “Ottavo Colle”, e Lia Buono, esponente del comitato di quartiere -.

Il piano di urbanizzazione della zona prevede tra l’altro l’aggiunta di almeno altri 400mila metri cubi oltre a quelli già esistenti. Con la realizzazione delle sole palazzine dell’I60 arriveranno ben settemila nuovi residenti».

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