I rom a scuola: la costosa utopia di Veltroni

Il Comune spende troppo denaro per la scolarizzazione dei rom, che poi, spesso e volentieri, abbandonano la scuola. E quelle risorse vengono sprecate. Questa l’accusa che l’opposizione lancia nei confronti dell’amministrazione capitolina. Accusa sollevata durante il dibattito svoltosi lunedì scorso in aula, quando il consiglio comunale ha approvato una delibera che definisce il piano di interventi nel settore del diritto allo studio per l’anno scolastico 2007/2008. In particolare, con quel documento si quantifica in oltre 7 milioni di euro il contributo per interventi integrativi per quel settore, che andranno a favore di fasce disagiate. Di questi, 924mila saranno destinati all’acquisto di 22 mezzi per il trasporto dei disabili e alla sostituzione dei veicoli più vecchi. I restanti 6 milioni e 300mila verranno utilizzati per la prevenzione del fenomeno dell’abbandono scolastico. Una parte di questi interventi sarà rivolta a favorire la frequenza e l’apprendimento degli alunni rom. Ma la delibera non specifica quale sarà l’entità del denaro che andrà ai minori nomadi. Per questo sei consiglieri dell’opposizione (Gruppo misto, Udc e An) hanno votato contro quel documento, dopo che, invano, avevano chiesto di separare le due parti del testo, in modo che fosse chiaro quale parte dell’investimento è destinata ai disabili e quale ai rom. «È una polemica infondata - dichiara l’assessore capitolino alle Politiche Scolastiche Maria Coscia - perché, in realtà, solo una piccola parte di risorse andrà a interventi a favore dei nomadi». «Ma questo nel documento non è specificato - sottolinea Fabio Sabbatani Schiuma, consigliere del gruppo Misto -. Nella delibera si riporta altro». Il riferimento di Schiuma è all’allegato del provvedimento, in cui si mettono nero su bianco i numeri relativi alla popolazione in età scolare presente a Roma. Dati alla mano, Schiuma denuncia che in età scolare ci sono circa 18mila nomadi e 7mila disabili. «Questo significa - continua il consigliere - che, in mancanza di indicazioni diverse, la maggior parte del denaro andrà al gruppo più numeroso, che non è certo quello dei disabili». Schiuma e tutta l’opposizione non contestano tanto il principio di dare più soldi a chi è in maggior numero, quanto il fatto che, una volta speso il denaro, non ci si preoccupa di come quello venga effettivamente utilizzato. «L’abbandono della scuola da parte dei rom è altissimo - denuncia Schiuma -. Quindi, che senso ha mettere a loro disposizione tutte quelle risorse, se poi non si ottengono i risultati sperati? Bisognerebbe investire anche su tutto il periodo dell’iter scolastico, vista la quantità enorme di nomadi che abbandona la scuola. E il denaro pubblico viene così buttato al vento». Ma, per ora, quel tipo di intervento non è previsto.
Dino Gasperini, capogruppo dell’Udc, ha presentato un ordine del giorno, che è stato approvato, con il quale si prevede che siano le scuole e non più le aziende che si occupano del servizio, a dire quanti rom hanno bisogno del trasporto scolastico. «Così potremo anche capire quanti sono i nomadi che vanno effettivamente a scuola», spiega Gasperini.

Il consigliere dell’Udc, con un altro ordine del giorno approvato, ha anche chiesto di consentire al minore disabile che abita in un municipio di essere trasportato in una scuola situata in un’altra circoscrizione, se nel municipio di residenza non esistono strutture scolastiche in grado di accogliere il bambino con difficoltà.

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