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I segni del tempo: tre edifici su quattro hanno più di 40 anni

Le città più belle del mondo. E con tutta probabilità le più antiche, o semplicemente vecchie

I segni del tempo: tre edifici su quattro hanno più di 40 anni

Le città più belle del mondo. E con tutta probabilità le più antiche, o semplicemente vecchie. Per ragioni economiche e demografiche il patrimonio edilizio italiano sente il tempo che passa: il 73% degli edifici ha più di 40 anni (è stato costruito cioè prima del 1980), oltre il 57% di anni ne ha addirittura 50 e più (la prima pietra è stata cioè posata in data anteriore al 1970). Solo 2 edifici su cento hanno visto la luce dopo l'anno 2000.

Non meraviglia dunque che l'attività edilizia sia ormai in gran parte concentrata nel campo del rinnovo e delle ristrutturazioni, anzichè in quello delle nuove costruzioni. Ancora nel 2008, solo 13 anni fa, il rapporto tra i due comparti appariva tutto sommato equilibrato e il 41,7% del mercato dell'edilizia era fatto di nuove costruzioni. Nel 2019 le spese per nuovi palazzi, residenziali o meno, sono scese al 24,5% del totale. Il resto, vale a dire il 75% circa, è fatto di mantenimento e ristrutturazioni. La manutenzione straordinaria di abitazioni ed edifici residenziali ha superato il valore di 93 miliardi, quella ordinaria i 37.

Anche e soprattutto per questo il mercato appare così sensibile a tutto ciò ha il profumo di incentivo a ristrutturare. E vista la mala parata dell'economia sempre di più si montano le impalcature solo se c'è un incentivo che riduce gli oneri e aumenta la convenienza. Nel 2019 gli sconti fiscali hanno «spinto» il 54% dei lavori straordinari effettuati su edifici residenziali. È il livello più alto da quando nel 1998, il Cresme ha iniziato a studiare l'impatto delle facilitazioni fiscali sul mercato dell'edilizia.

Per questi sconti lo Stato paga un prezzo, in termini di minori tasse incassate. Secondo l'Ufficio studi della Camera si tratta nel periodo compreso tra il 1998 e il 2020 di 34,5 miliardi di euro, circa 1,5 ogni 12 mesi. La cifra però si riduce notevolmente se si tengono conto di una serie di fattori: l'emersione dell'attività sommersa che aumenta il gettito per lo Stato in forma diretta e in forma indiretta peri consumi e gli investimenti mobilitati dai redditi aggiuntivi.

Tenendo conto di questi elementi gli incentivi, scrive il servizio Documentazione e ricerche della Camera dei Deputati, avrebbero fatto incassare di più: «nel periodo 1998-2020 il saldo per il sistema economico del Paese risulterebbe positivo per quasi 27,6 miliardi euro (pari a 1,2 all'anno)».

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