I Servizi segreti diventano una fiction Saccà: «Stavolta tocchiamo un tabù»

Debutta domenica e lunedì «Caccia segreta» sul Sismi, dedicato all’agente Calipari

I Servizi segreti diventano una fiction Saccà: «Stavolta tocchiamo un tabù»

da Roma

Che tutte le fiction si somiglino sempre più fra loro, è una delle più tristi e ricorrenti considerazioni cui sono costretti, ormai, i patiti del genere. Per questo solleverà qualche curiosità Caccia segreta, la miniserie, effettivamente insolita, che Raiuno manderà in onda domenica e lunedì prossimi. Per la prima volta - a quanto ci risulta - protagonisti della vicenda (una spy story sullo sfondo della minaccia di un attentato terroristico a Roma) saranno infatti degli agenti del Sismi. «E questa è davvero una novità per la tv. Non solo perché la spy story viene frequentata più dal grande che dal piccolo schermo - osserva il direttore di Raifiction, Agostino Saccà - ma soprattutto perché stavolta andiamo a toccare un vero tabù. Quello dei servizi segreti».
Tabù difficile da rompere, ma necessario: «Per un servizio pubblico è infatti doveroso parlare, oltre che di carabinieri o poliziotti, anche di altri servitori dello Stato. Non a caso Caccia segreta è idealmente dedicato all'agente Calipari. E noi tutti speriamo che su questo genere si possa tornare con una vera e propria serie». Sulla necessità, non solo istituzionale ma anche narrativa, di occuparsi di temi come questo, più attuali anche se delicati e rischiosi, insiste anche la sceneggiatrice della fiction. Laura Toscano. «L'ideale sarebbe fare una collana di spy story. Il che, naturalmente, dipenderà dal gradimento del pubblico. Anch'io penso che oggi la fiction dovrebbe prendere degli indirizzi diversi, adeguarsi di più alla realtà che muta. A quindici anni dalla nascita del mio Maresciallo Rocca ritengo che sarebbe il caso di andare finalmente in altre direzioni, rinnovando il linguaggio e avvicinandosi maggiormente ai temi che il pubblico (che con gli anni cambia, e ringiovanisce) ogni giorno si trova ad affrontare». Anche la Toscano, confessa, si è «emozionata e commossa per la morte di Calipari. Per chi vuol raccontare storie di persone che fanno il proprio dovere, magari senza che questo sia loro riconosciuto, il tema diventava quindi assolutamente urgente».
Si tratta forse di una risposta al produttore Valsecchi, che quando Mediaset mandò in onda il suo Nassirya rimproverò alla Rai (allora impegnata con Le ragazze di San Frediano) di non occuparsi della realtà contemporanea? «Noi non ci distraiamo con ciò che dicono gli altri - taglia corto Saccà -; noi siamo la Rai. Noi siamo il racconto italiano. Lo dimostrano le cifre ed i fatti: nessun'altra tv al mondo ha mandato in onda in un solo anno cinque serie lunghe, e tutte con successo, come abbiamo fatto noi».
Affascinato dalla complessità umana del protagonista (l'agente segreto Bramante, che scoperto a Kabul un imminente attentato a Roma, avventurosamente rientra in patria per organizzare la controffensiva) il protagonista Stefano Dionisi. «Personaggio duro, risoluto, almeno esternamente; ma con un'insospettabile fragilità interiore - spiega -; quindi non un supereroe, ma un essere umano afflitto anche lui da scrupoli e dubbi».

Con la struttura di un «racconto countdown», alla ricerca cioè di coinvolgimento emotivo e alto ritmo narrativo, Caccia segreta (diretto da Massimo Spano) non teme di risultare anche ansiogeno. «Il tema è molto sentito e ingenera molta paura, è vero - ammette Saccà -, ma la funzione del raccontarlo sta proprio nell'esorcizzarlo. La finzione prende l'incubo, lo smonta, e lo rende così meno angoscioso».

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