da Roma
Diritto allobiezione di coscienza per i medici, alimentazione artificiale intesa come terapia e non come assistenza e infine obbligatorietà o meno della dichiarazione anticipata di volontà. Sono questi i nodi che il presidente della Commissione Sanità del Senato, Ignazio Marino, dovrà sciogliere per arrivare ad un testo condiviso sul testamento biologico entro la fine di maggio, visto che promette di portare il ddl in aula a Palazzo Madama in giugno. Un tema eticamente sensibile e sempre più allordine del giorno vista levoluzione della medicina. Casi come quello di Terry Schiavo in Usa o Piergiorgio Welby in Italia hanno posto in modo drammatico la questione del diritto del malato a rifiutare le cure che in molti pensano di poter risolvere regolamentando per legge le cosiddette «dichiarazioni anticipate di volontà».
Una sorta di testamento dove indicare le proprie ultime volontà in fatto di cure e terapie nel caso in cui non si fosse più in grado di esprimersi autonomamente. In molti dentro e fuori il Parlamento ritengono invece che legiferare su questa materia rappresenti un rischio: quello di aprire le porte a forme surrettizie di eutanasia.
E proprio nel tentativo di raccogliere una larga condivisione su un tema così delicato il professor Marino ha scelto di avvicinarsi a piccoli passi: «Senza una larga maggioranza, la legge sul testamento biologico potrà dirsi un fallimento», dice Marino. Le audizioni in Commissione sono iniziate nel luglio scorso e le 8 proposte di legge prese in esame provengono da maggioranza ed opposizione e rappresentano le diverse sensibilità presenti in entrambi gli schieramenti, laica e cattolica. Occasione per un confronto approfondito il convegno sul Testamento biologico promosso dal presidente del Senato, Franco Marini, cui ha preso parte tra laltro il Nobel Rita Levi Montalcini mentre oggi sarà presente anche il capo dello Stato, Giorgio Napolitano. Tra gli interventi, la testimonianza preziosa di Mario Melazzini, medico e malato di Sclerosi laterale amiotrofica, contrario alleutanasia e in prima fila per la difesa della dignità della vita anche nella malattia.
Non a caso nel suo discorso introduttivo il ministro della Salute, Livia Turco, spiega che il testamento biologico non ha nulla a che vedere con leutanasia. «La capacità o lincapacità di intendere o di volere del malato, e quindi leventuale ricorso alle direttive anticipate, non può interferire in alcun modo sui trattamenti che il medico può o meno somministrargli lecitamente - spiega il ministro -. Dunque fino a quando l'eutanasia sarà vietata dal nostro ordinamento, resterà fuori da ciò che si può legittimamente chiedere e ottenere».
Tocca alla teodem Paola Binetti, senatrice della Margherita, fissare paletti invalicabili. «Nella legge vogliamo scritto un no chiaro alleutanasia e il diritto allobiezione di coscienza - spiega -. Siamo contrari allobbligatorietà: chi non vuole fare testamento biologico ne ha diritto. Infine attenzione a come considerare lalimentazione artificiale perché è un bene non disponibile».
Nel testo, garantisce il professor Marino, si preciserà che «eutanasia e suicidio assistito sono due pratiche che restano un reato per il Parlamento italiano» e si affermerà con chiarezza che «tutti devono avere lassistenza in qualunque fase della malattia». Marino poi richiama pure la Costituzione dove è scritto che «ognuno dovrebbe essere libero di scegliere quale terapia accettare e quale rifiutare».
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