Per i tifosi della Lazio l’attesa e poi l’ira: «Noi siamo le vittime»

Dopo la retrocessione in B è «caccia a Lotito» E venerdì grande protesta in Campidoglio

Omar Sherif H. Rida

Un interminabile pomeriggio di attesa e trepidazione, di voci che si rincorrono, di ottimismo e pessimismo che si mescolano. Poi, pochi minuti prima delle 21, la rabbia per un verdetto che seppur in primo grado condanna la Lazio alla serie B, con sette punti di penalizzazione. Un finale di giornata amaro quello delle centinaia di tifosi biancocelesti che attendevano da molte ore, davanti all’hotel Parco dei Principi, la lettura delle sentenze di Calciopoli da parte dei giudici della Caf. Un finale che ha fatto tornare molti indietro di decenni, al tempo degli scandali scommesse dei primi anni Ottanta che coinvolsero la più antica società romana.
Già dalle prime ore del pomeriggio il popolo laziale si era radunato numeroso davanti all’hotel vicino Villa Borghese: persone di tutte le età, uomini in giacca e cravatta usciti in anticipo dall’ufficio, bambini, donne con le magliette della squadra del cuore. Bandiere e vessilli biancocelesti al vento, cori per Paolo Di Canio, uno dei simboli della Curva Nord da ieri ufficialmente un giocatore della Cisco Roma, la terza squadra della Capitale, a causa dei dissidi con la società. E intorno alle 19 arriva la chiamata dell’ormai ex numero 9 a Gianluca Tirone (popolare conduttore della trasmissione radiofonica «La voce della Nord») per esprimere la sua vicinanza ai tifosi.
Tante anche le magliette di contestazione con le scritte «sparuta minoranza», «Lotito not president». Ed è proprio il presidente del club il più bersagliato, il personaggio che la gente individua come maggiore responsabile della situazione e a cui vengono «dedicati» enormi striscioni («Lotito vattene») e canzoni romanesche («tanto pe’ canta’... perché Lotito se ne deve andare»), oltre a una buona dose di cori ingiuriosi. Presenti anche i leader degli Irriducibili, il gruppo ultras più importante della Nord. «Per venerdì prossimo - spiega lo stesso Tirone - stiamo organizzando una grande manifestazione davanti al Campidoglio. Vogliamo organizzare un incontro con il sindaco Walter Veltroni perché in questa vicenda la colpa è di Lotito ed i tifosi sono le vittime».
Passano le ore e cresce l’attesa per il verdetto. Marco Mazzocchi, giornalista Rai e tifoso giallorosso, appare nei pressi del «Parco dei Principi» e viene accolto al grido di «servo, servo», rifugiandosi frettolosamente nell’Hotel. Poi ecco la notizia che il presidente della Caf, Cesare Ruperto, e gli altri giudici hanno abbandonato lo stadio Olimpico (dove erano riuniti) e stanno per arrivare in via Frescobaldi per la lettura della sentenza. Il momento topico arriva qualche minuto dopo: i laziali apprendono della loro momentanea sorte da uno dei leader degli Irriducibili, che grida i verdetti al megafono mentre li apprende al telefonino. Attimi di tensione, qualcuno tenta di aggredire l’avvocato di Lotito, Gian Michele Gentile.

Anche Felici Pulici, ex portiere della Lazio scudettata, ha un acceso diverbio con un gruppo di tifosi. Molti parlano di «sentenza politica». Alle 22 circa l’adunata si scioglie al grido «da oggi caccia a Lotito». Prossimo appuntamento venerdì 21, in Campidoglio.

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