Con i «Titani» e «Agorà» la mitologia conquista il cinema

RomaGli dèi dell’Olimpo siedono a tavola con gli uomini, mentre la realtà delude divini ed umani. Così è Scontro tra titani, l’intrigante film del francese Louis Leterrier (dal 23 nelle sale, distribuito dalla Warner), a ravvivare il fascino d’una fuga dal mondo, in vista di un’epoca fantastica, né pagana, né cristiana, dove aggirarsi in sandali e peplo, lontani dalla mediocre ferialità e devoti solo a Zeus. Sacrifici, incantamenti, purificazioni e terribili sofferenze, laggiù nell’Ade, vanno ora di moda, intanto che l’opacità quotidiana ci rende ciechi come Omero, ma non preveggenti come lui. La vertiginosa ondata di Olimpia, made in Usa, s’era abbattuta su Cinelandia alcuni mesi fa con Il ladro di fulmini, avventura fantasy di Chris Columbus, regista di Harry Potter e Mrs. Doubtfire. Grazie a grandiosi effetti speciali, Zeus, Afrodite, Minerva e Medusa prendevano vita, sul grande schermo, nel primo capitolo d’una saga, che ha entusiasmato milioni di spettatori nel mondo. E nell’area anglosassone, più attenta alla vita greca, governata dagli Olimpi, la perfezione d’una esistenza, avvolta da pepli al vento e regolata dal cozzo delle armi e dalle grida dei guerrieri, non poteva sfuggire. Se si aggiunge che oltre ai Titani in 3D e alla riscoperta dell’eroina pagana Ipazia di Alessandria, al centro di Agorà, negli Usa spopolano le serie tv con protagonista Spartaco e l’antica Roma, un piccolo filone si afferma. Lo confermano gli incassi di Clash of the Titans (titolo originale del film mitologico con Gemma Arterton, Liam Neeson, Ralph Fiennes e Sam Worthington), che nella prima settimana di programmazione americana ha raccolto 7,8 milioni di dollari, mentre alla fine del week end l’incasso dovrebbe raggiungere i 25,5 milioni, il che metterebbe testa a testa Scontro tra titani con altri blockbuster come Notte folle a Manhattan e Dragon Trainer. Quest’ultimo, un cartoon con protagonista un giovane vichingo domatore di draghi.
Ma come può una vicenda cosmica quale la libera interpretazione del mito di Perseo e della sua battaglia contro mostri mitologici, per salvare la bella principessa Andromeda da morte certa, coinvolgere il nostro pensiero digitale? È nell’estinzione degli eroi che leggiamo, al momento, il significato d’un fascino insopprimibile promanato da figure potenti e primordiali, come quella di Perseo (Sam Worthington), che cerca di salvare Argos (Ralph Phiennes) dalle forze dell’Ade, aiutato da una spada magica e da uno spirito guida (Gemma Arterton), mentre il destino gioca la sua partita servendosi di giganteschi scorpioni e d’una testa di Medusa, pronta a tramutare chi la guardi in statua di sale («Non guardare negli occhi questa puttana», esorta, modernamente, il nobile Perseo). Certo, Robert Bresson affermava che non esisteva nulla di più sbagliato, a Hollywood, dei soggetti a sfondo mitologico, con protagonisti dai dialoghi improbabili e vagamente trash. Eppure, Scontro tra titani è il remake dell’omonimo film del 1981, con sir Laurence Olivier a indossare la tunica del re degli dei. Di fatto, Liam Neeson, al posto di Olivier, stavolta introduce pure il tema del rapporto padre-figlio, con Perseo alle prese con Medusa e con la sacerdotessa, coinvolta in un flirt hollywoodiano...
Sta di fatto che un libro impervio come Le nozze di Cadmo e Armonia di Roberto Calasso (Adelphi) ha conosciuto vendite record, narrando di come Odisseo soggiornò presso Calipso e di come Achille uccise Pentesilea.

È moda snob, quella di preferire Diodoro Siculo a Saviano? O, magari, quando non viene più conosciuto sui banchi di scuola (fino ai Sessanta, la mitologia costituiva materia d’insegnamento nella scuola dell’obbligo), poi s’insegue al cinema, pure sotto le spoglie comiche dei sandaloni americani?
Il mistero s’infittisce, perché le storie non vivono mai solitarie e, risalendo il fiume del mito, c’imbattiamo in Agorà (dal 23 nelle sale italiane), film dello spagnolo Alejandro Amenabar (The Others, Mare dentro), con la vincitrice di un Academy Award, Rachel Weisz, nei panni di Ipazia di Alessandria, astronoma e filosofa pagana del IV secolo. La matematica, inventrice del planisfero e dell’astrolabio, s’aggira tra grassi montoni e tripodi d’oro, mentre pagani e giudei si scontrano, frantumando le favole, che ci appagano ancora.

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