I tormenti di Castelli: «Su Sofri mi sto arrovellando»

Il Guardasigilli: non basta star male, il suo caso è come gli altri

Nostro inviato a Bruxelles

Adriano Sofri? Mastica un pizzico amaro Roberto Castelli, preso d’infilata dalla voglia dei cronisti di sapere se concederà o meno la grazia all’ex leader di Lotta Continua. Nella capitale Ue per prender parte al summit dei ministri della Giustizia, il Guardasigilli deve dilungarsi a più riprese per rispondere ai quesiti relativi al più famoso detenuto delle nostre carceri. «Mi sto arrovellando - confessa - e prima o poi prenderò una decisione». Il fatto che Sofri sia malato, secondo lui, non può comunque essere una discriminante, «ma solo un fatto nuovo di cui tener conto». Sembrava fino ad alcuni giorni fa che fosse la volta buona per la scarcerazione. Molte, anche in maggioranza, le voci levatesi per il provvedimento di grazia proprio a causa delle gravi condizioni di salute che lo hanno portato in ospedale. Ma Castelli, almeno per ora, continua a tirare il freno: «Altre volte ho chiesto al presidente Ciampi di concedere la grazia a detenuti che erano molto vecchi o stavano molto male; ma questo fatto non è che divenga il solo requisito in base al quale decidere. Non basta star male per essere graziati».
Prende tempo il titolare di via Arenula, fa capire di volerci pensar su bene, in modo approfondito. Forse anche perché sente solo su di sé il peso di una simile responsabilità. Rivela infatti di aver discusso con Umberto Bossi della vicenda e di aver avuto da lui il suggerimento sempre datogli: «Mi ha detto che devo decidere io davanti alla mia coscienza e a Dio. Naturalmente lui ha espresso la sua opinione e io ho doverosamente ripreso in mano la questione alla luce di quanto accaduto». Ci tiene piuttosto Castelli a sottolineare come il caso Sofri non debba divenire una icona. Ripete a più riprese come il suo sia uno delle «tante centinaia» che esistono e che vedono i protagonisti malati allo stesso modo. In base a cosa si regolerà, allora, nel prendere la decisione? «Per quel che riguarda i casi di grazia non ci sono priorità. Sono tutti eguali e con regolarità esamino i casi istruiti dal mio ufficio e poi decido. Sempre, con grande tormento». A dirla tutta, Castelli alla fine evidenzia un pizzico di irritazione nell’insistenza nel farne «il» caso. «Se posso fare un commento, e lo dico da cittadino, non da politico rifiuto la santificazione del caso Sofri: oggi sembra quasi diventato un santo d’Italia, ma così non è».
Pochi i riferimenti invece ai nodi del summit tra ministri della Giustizia. Castelli rivela che una intesa è stata trovata sulla conservazione dei dati (telefonate ed e-mail su Internet) per un periodo da 6 a 24 mesi, ma che non c’è ancora accordo sui reati che si possono perseguire (l’Italia è per i 32 casi sui quali già c’è intesa nella Ue) né sul chi ne pagherà i costi. Possibile che ogni Paese, in proposito, decida per suo conto se rimborsare o meno i gestori, ma l’Europarlamento pensa si debba farlo. Chiusura con domande sul rapimento dell’imam Abu Omar da parte della Cia: «Stiamo esaminando le carte per valutare che decisione prendere - dice in riferimento alla richiesta del pm Spataro di estradizione per 22 agenti americani - ma il nostro codice consente al ministro di avanzare o meno la proposta alle autorità straniere competenti».

Sempre ieri, dopo il summit, è iniziata a circolare la voce che il segretario di Stato americano Condoleezza Rice potrebbe venire a Bruxelles già la prossima settimana per rispondere agli interrogativi nati sui trasferimenti da e per Guantanamo verso Paesi europei dopo le proteste emerse e culminate in una richiesta di chiarimento del ministro degli esteri britannico Jack Straw.

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