I venti rossoblucerchiati alla conquista del Sudafrica

I venti rossoblucerchiati alla conquista del Sudafrica

(...) il greco Sokratis Papastathopoulos, per il quale c’è l’ulteriore curiosità di vedere quale sarà il nome stampato sulla maglietta, e l’honduregno David Suazo. Ora, credo che sia chiaro a chiunque e persino a Suazo, che il prossimo anno non sarà lui una delle punte del Genoa. Ma, in attesa dell’ufficializzazione di un divorzio da un matrimonio che non è mai stato tale, per gli annuari dei mondiali vale l’ultima maglietta indossata. Che è quella rossoblù. E quindi, vale anche David, con l’augurio che somigli un po’ di più allo splendido giocatore di Cagliari che a quello che abbiamo visto noi.
Quelli a cui piace spaccare il capello, a cui la sola notizia del rischio di annullamento dei contratti di Diego Milito e Thiago Motta ha migliorato l’umore, facendo sognare il loro ritorno a Genova, ci aggiungono anche il Principe. Ma, anche quelli che lo vedono tutto argentino e interista, non possono dimenticare le due straordinarie stagioni, prima in B e poi in A, di Diego in rossoblù. E quindi, certamente, tiferanno un po’ anche Argentina. Così come avrebbero avuto un motivo in più per tifare Italia se Marco Borriello non fosse stato tagliato alla vigilia della partenza, nella più inspiegabile di tutte le scelte lippiane.
Mica finita, però. Perchè, oltre a tutti questi, c’è anche pieno di ex rossoblucerchiati che, comunque, hanno lasciato un pezzo di cuore a Genova. Impossibile che non sia così se solo si gira anche solo cinque minuti per la nostra città. L’alternativa è avere un cuore di pietra, ma questa è un’altra storia. E quindi, anche senza contare Gigi Buffon, portiere luneziano che non ha mai fatto mistero della sua passione per il Genoa, la carica degli ex parte dalle panchine: da Marcello Lippi, ovviamente, ex sampdoriano in campo (anche se, causa Cassano, non è particolarmente amato dai blucerchiati di oggi), fino a Sven Goran Eriksson, ex doriano in panchina, che quest’anno allena la Costa d’Avorio, dopo aver fatto una parte delle eliminatorie sulla panchina del Messico, e - se resisterà fino al fischio d’inizio, visto che c’è chi giura che rischi un esonero in extremis - sarà uno dei dodici tecnici che nella storia dei Mondiali hanno allenato sulla panchina di nazionali diverse.
E poi, gli ex in campo: due sono facilissimi, visto che vestono l’azzurro. Si tratta di Christian Maggio, tuttora amatissimo dai doriani per il gol segnato nel derby (peraltro dopo averne falliti sei o sette) e di Fabio Quagliarella, gioiello esploso per caso a Genova, visto che partiva da panchinaro nella Samp di allora. E, sempre in quota Doria, nell’Argentina, re-incontriamo una vecchia conoscenza: Juan Sebastian Veron, che - dopo aver girovagato parecchie squadre - gioca con l’Estudiantes nel suo Paese.
Il Genoa ha lo strano caso di due mezzi ex: l’algerino Abdelkader Ghezzal nel 2008 fu acquistato effettivamente in comproprietà dai rossoblù, ma non ha mai indossato realmente la maglia del Genoa e l’olandese Andrè Ooijer aveva già firmato per il Grifone neopromosso nella terribile estate del 2005, ma la condanna e la retrocessione a tavolino non lo fecero mai arrivare a Genova.
Però ci sono anche tre ex veri: nel Ghana gioca John Mensah, che nel 2001-2002 vestì la maglia rossoblù. Aveva solo 19 anni, ma collezionò 24 presenze con tre reti.

Nella Svizzera c’è Valon Behrami, a mio parere uno dei più grandi talenti che il Genoa un po’ confuso di quegli anni si è lasciato scappare, mentre nell’Honduras, a fianco di Suazo, gioca Julio Cesar de Leon, il vecchio Leon, gioia e delizia delle prime annate del Gasp.
Poi ci sarebbe un Figueroa. Ma non è Lucio. Alla faccia di quelli che ci dicevano che era il più forte attaccante al mondo.

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