(...) primarie, che vedono lui pure in corsa, e non solo in Liguria, dove al massimo si rischia luscita dei Verdi dalla maggioranza, ma in tutta lItalia, perché sui fringuelli potrebbe crollare lintera alleanza. È vero, a convincere Morelli a interrompere lo sciopero della fame dopo 14 giorni è stato Romano Prodi, che ha garantito il suo «impegno personale al rispetto puntuale delle normative nazionali ed europee». Ma poiché non fidarsi è meglio, Pecoraro Scanio avverte: «Io voglio sperare che Prodi, che per quattro anni è stato presidente della Commissione europea e quindi ne conosce le leggi, voglia rispettarle, evitando di far saltare la coalizione. Se così non fosse sarebbe scellerato».
La caccia entrerà nel tavolo programmatico dellUnione e sia chiaro a tutti: «Non si fanno accordi per poi farsi condizionare da una lobby armata, arrogante e chiusa a ogni confronto come quella dei cacciatori». Il dito è puntato contro Burlando. Tanto per cominciare, il presidente che non voleva esser definito governatore e si comporta da imperatore «si rassegni»: se ricorrerà al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar di annullare la delibera della Regione «noi daremo battaglia e vinceremo anche lì». In generale, sappia che dovrà chinar la testa, annuncia Pecoraro Scanio: «Sul caso Liguria e su ogni punto del programma che non venisse rispettato chiederò listituzione di un giurì nazionale, composto da personalità indipendenti e da Stefano Rodotà, presidente del collegio dei garanti per le primarie, che dica chi ha ragione». Sulla deroga alla caccia, Pecoraro è certo che «sarà Burlando a doversi adeguare, perché il programma che abbiamo sottoscritto parla chiaro e dice che il tema della caccia va inquadrato nella scelta di non concedere deroghe alla legislazione vigente».
Avvertito Romano e impallinato Claudio, Alfonso gela il sangue a Mino, Ronzitti, il sempre ligio presidente del consiglio regionale: «Sono allibito che la seduta sia stata sospesa per dare la parola ai cacciatori, sarebbe questo il rispetto che hanno delle istituzioni?». Così: «Vorrà dire che noi chiederemo laiuto dei no global in questa battaglia, e per par condicio dovranno far parlare anche loro in aula».
Infine lultima carta. Lo ha minacciato spesso e, dice, questa volta lo farà: un referendum per labolizione della caccia in Italia. «A gennaio, subito dopo le primarie, inizieremo la raccolta firme per indire la consultazione popolare in primavera. E poi i cacciatori ci provino a spiegare agli italiani che sparare ai fringuelli è una cosa buona». Non ci sarà più nemmeno il quorum, Pecoraro Scanio ne è certo, il che rende la minaccia referendum ancora più reale.
Un tentativo di compromesso potrebbe essere cercato oggi, dalla giunta regionale. In ogni caso, Burlando non se la prenda a male: «Noi Verdi lo facciamo per lui, per liberarlo dalle pressioni dei cacciatori, che evidentemente lo terrorizzano».
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