I vescovi: più coerenza dai cattolici di sinistra

Il presidente della Conferenza episcopale invita a cercare «una corrispondenza plausibile tra ideali e programmi»

da Roma

Un richiamo alla coerenza per i cattolici in politica, la preoccupazione per lo sgretolarsi del «vincolo sociale» e della solidarietà su cui si basa la nostra società, un accenno ai problemi del lavoro e della casa, un appello in difesa della vita. C’è questo nella prolusione che ieri pomeriggio l’arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, ha tenuto in apertura dei lavori del Consiglio permanente della Cei.
Dopo aver parlato dell’emergenza educativa e della grande difficoltà di trasmettere ai giovani alcuni valori basilari, Bagnasco ha ricordato che la proposta cristiana è concreta e abbraccia tutta la vita. E il compito della testimonianza spetta anche a chi si impegna in politica. «È qui la ragione, a me pare - ha detto - che sfugge a tanti osservatori “laici”, per la quale anche nell’ambito politico il cattolico cerca una corrispondenza plausibile tra ideali e programmi». Dunque, «in nessun ambito, neppure in politica, si possono tralasciare - per opportunismo, o convenzione, o altri motivi - le esigenze etiche intrinseche alla fede. E ciò non in disprezzo, ma per amore della politica e della sottile arte che essa esige». Parole caute ma precise, indirizzate a chi rivendica l’assoluta autonomia della politica anche di fronte ai valori chiamati dal Papa «non negoziabili».
Il presidente della Cei ha espresso la sua preoccupazione per un certo decadimento morale che si riscontra nel Paese: «Vi sono situazioni e comportamenti socialmente deplorevoli, anzi criminali, che non riescono a trovare soluzione: pensiamo, ad esempio, al dramma recente e crescente degli incendi boschivi provocati dall’uomo che in questa ultima estate hanno messo in ginocchio intere zone dell’Italia». Bagnasco ha poi aggiunto: «Alla luce di simili fatti, ma anche di altre tendenze comportamentali, sembra che diventi sempre più friabile il vincolo sociale e si prosciughi quel tipo di solidarietà su cui una comunità strutturata deve fare affidamento, se vuole essere un paese-non-spaesato». Emergenze che rendono necessaria una «ricentratura profonda, da parte dei singoli soggetti e degli organismi sociali, sul senso e sulla ragione dello stare insieme come comunità di destini e di intenti». E anche una «evidenza nuova e una credibilità proporzionata» di quei valori essenziali per una convivenza ai quali la religione contribuisce. Bagnasco però non crede che la situazione del Paese sia così tragica: «Sono tuttavia convinto che la realtà del nostro popolo non sia assolutamente rappresentata, né tanto meno definita, dai fenomeni peggiori a cui tanta enfasi viene data nella pubblica opinione».
Parlando del lavoro, il presidente della Cei ricorda che non va dimenticata, «come sembra accadere in varie Regioni, l’attività di formazione al lavoro da destinare ai giovani: se così si facesse, si finirebbe col far aumentare, anche sotto questo aspetto, le differenze tra il Nord e il Sud del Paese». Poi definisce problema «particolarmente acuto» quello della casa, riferendosi al «dramma» dei pensionati o famiglie monoreddito che sono stati sfrattati, ma anche ai giovani fidanzati che non possono sposarsi perché non trovano casa. Alle banche rivolge l’invito di tenere presente questa emergenza contribuendo a trovare soluzioni. Bagnasco torna quindi sul «valore intangibile della persona e della vita», facendo riferimento alla «clamorosa inclusione», da parte di Amnesty International, «tra i diritti umani riconosciuti, della scelta dell’aborto», anche se solo nei casi di violenza compiuta sulla donna, e ricordando che la Chiesa continuerà a intervenire su questo come sulla famiglia, la libertà educativa, la giustizia e la pace.
Un ampio paragrafo della prolusione è dedicato al Motu proprio di Benedetto XVI che liberalizza l’antico messale.

Bagnasco ha ribadito l’intento conciliativo e «inclusivo» del Papa, e ha parlato della passione per l’unità che «deve muovere ogni cristiano e ogni pastore»: «Non dunque ricerca di un proprio lusso estetico, slegato dalla comunità, e magari in opposizione con altri».

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