Cronache

I voti si cercano nelle strade e non nei comizi

In questi giorni ho visto su Il Giornale-Genova attestati di stima e di incoraggiamento da parte dei lettori verso il nostro Lussana e sono rimasto sorpreso di conoscere l’esistenza di tante associazioni (Momento Liberale, Genova Viva, mi sarei aspettato Genova Opinione, se esiste ancora) che pullulano nell’ambito dei moderati; però tali associazioni spariscono nei momenti importanti quali le elezioni e da molto tempo noto che una debolezza strutturale del centrodestra è la presenza ai seggi sia con scrutatori, presidenti di seggio, sia con rappresentanti di lista tanto che, quando passo al sabato pomeriggio a ritirare i documenti da consegnare il mattino dopo al Presidente del seggio, noto che il 50% dei seggi risulta scoperto.
Ci sono certo responsabilità dei partiti nel mobilitare i loro iscritti ma anche tutti questi movimenti e associazioni, o danno un contributo fattivo meglio se integrato con altre associazioni di categoria, movimenti che sostengono il nostro schieramento, oppure non possono limitarsi a un sostegno a parole oggi sperando che decine e decine di migliaia di voti arrivino da soli in primavera!
Per puntare a un risultato vincente occorre arrivare a una «massa critica» trasversale ai vari ceti sociali, andando a cercare i voti nelle strade e non con pochi comizi in qualche centro congressi dove su 300 persone presenti, 150 sono solo gli addetti ai lavori che si spostano da un hotel all’altro e 150 sono il «vero» pubblico che dovrebbe ascoltare le proposte, fare domande (ma spesso finito il comizio i politici di turno scappano) e poi trasmettere il messaggio ad amici, conoscenti, colleghi. Questo metodo alla lunga è perdente e non basta svegliarsi pochi mesi prima delle elezioni sperando che la «Dea Bendata» venga in aiuto con un candidato vincente mandato in campo all’ultimo momento. Il fatto che il centrosinistra sembri disunito è più apparente che reale, perché anche se dopo le «primarie» si presentassero tre liste solo una sarà quella maggioritaria e le altre avranno percentuali molto inferiori; se poi si andasse al secondo turno l’elettorato si ricompaterebbe e non bisogna lasciarci incantare dagli articoli dei giornali sui «moschettieri» che sembrano dare un’idea di conflittualità in alto: in basso la compattezza è quasi granitica.
Del resto chi come me ha visto e vede nell’ambito del centrosinistra, o meglio nelle organizzazioni di sinistra, l’impegno dei rappresentanti di lista ai seggi, dei circoli Arci ad accompagnare ai seggi i loro potenziali elettori anziani, delle varie P.A. o Croci ad accompagnare ai seggi persone non deambulanti, può ben dire che tutti i moderati devono ancora mettercene di olio di gomito! Invece notiamo associazioni spesso autoreferenzianti e con un seguito di quattro gatti, partiti dello stesso schieramento litigiosi, persone di uno stesso partito che non vanno d’accordo e per polemica fanno la loro lista autonoma in concorrenza al loro schieramento... E non basta pensare che la candidatura di Massimiliano Lussana sia la soluzione di problemi vecchi e mal gestiti nel passato, come quell’idea perdente del 2005 quale la lista Biasotti che era un non senso ieri e lo è anche oggi mentre non lo sarà domani (2010) quando avrà fatto la fine della lista Castellaneta.
Conclusioni. Uno dei vantaggi dell’edizione di Genova de «Il Giornale» è quello di dare spazio alle idee delle persone che votano nell’ambito di uno schieramento senza i «fini distinguitur» se il lettore è di un partito o di un altro partito del centrodestra; è una cinghia di trasmissione di proposte, idee diverse a volte divergenti ma utili a fare dei ragionamenti senza partire da presunte «verità» inossidabili e cosi si fanno dei dibattiti e non dei monologhi cui tanti «media» sia cartacei sia radiofonici o televisivi ci hanno abituato.. purtroppo.... anche per colpa nostra in senso lato. Però da questo successo de «Il Giornale-Genova» non si può sic et simpliciter prendere un pantografo e pensare che un’elezione comunale si vinca con il solo aiuto della «dea bendata», senza aver costruito come un Lego una sufficiente «massa critica» di partiti, associazioni etc. etc tale da raggranellare decine e decine di migliaia di voti... anche in zone non facili ...

ammesso che ne esistano di facili come l’esperienza del Collegio 10 del novembre 2004 avrebbe già dovuto far aprire gli occhi.

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