Per risalire dallo 0-4 di uno dei derby dell'anno scorso e dall'insopportabile inferiorità cittadina, ci vuole uno che queste cose le faceva già da bambino. Il piccolo Zlatan giocava nel Fbk Balkan, in Svezia; entrò nel secondo tempo con i suoi sotto di quattro gol e ne fece otto. Finì 8-5. E aveva due anni meno degli altri. Per quanto se ne sa, fu la prima epifania del fuoriclasse Ibrahimovic. C'è un video che lo prova. Ha continuato più o meno così ovunque è andato, il Superman nato svedese, ma mezzo croato e mezzo bosniaco. Fermato solo dalla criptonite della Champions League e dalla conseguente ossessione di vincere quella Coppa. Al Barcellona non c'è riuscito, proprio mentre lo faceva l'Inter dopo 45 anni. Ora lo cerca il Milan, che forse si accontenterebbe di tornare a lottare per lo scudetto, una specialità di Ibra. Ne ha vinti 2 in Olanda, nell'Ajax, 5 in Italia (2 alla Juve, cancellati da Calciopoli, e 3 all'Inter) e uno in Spagna, nella prima stagione con il Barca.
Il problema è che in Catalogna sono meno comprensivi di Massimo Moratti e l'Ibrahimovic impotente delle due semifinali proprio con l'Inter non sembrano averlo perdonato. Così il grande individualista, che arrivò a Barcellona e subito baciò la nuova maglia, potrebbe lanciarsi in un altro, clamoroso trasferimento. I fischi degli ex tifosi per il «tradimento» con il Milan non lo preoccupano di certo: li ha già mandati a quel paese quando giocava per loro. Però li ha anche salvati dal sorpasso della Roma all'ultima giornata nel 2008. Ibra entrò nella ripresa a Parma e segnò due volte sotto la pioggia.
Talento impressionante e caratteraccio, 29 anni ad ottobre, quasi due metri di attaccante con il tocco del trequartista, carezze e missili. Dicono che la cintura nera di taekwondo lo aiuti ad arrivare sui palloni impossibili. Se lo ricorda Gigi Buffon, infilato da un colpo di tacco volante in mezzo all'area agli Europei 2004.
Allora lo voleva Fabio Capello per la Roma. Invece lo prese la Juventus. Due stagioni e due scudetti, il primo anno più gol del previsto, 16, (non era considerato un vero bomber), ma nessuno in Champions. Prodezze e follie, come il pestone a Cordoba e la testata a Mihajlovic in Juve-Inter.
Litiga con compagni, avversari e arbitri. Negli anni migliorerà. Quando la Juve finisce in B passa al nemico senza un rimorso, come Patrick Vieira. Sempre con l'aria di chi pensa (e dice): vi ho fatto vincere, che altro volete? Farà lo stesso con i nerazzurri, dopo tre titoli e 57 reti in 88 partite. In Champions però è spesso un ectoplasma, specie quando conta.
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