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Ikea: basta investire in Russia, troppo corrotti

Dal Duemila l’azienda combatte contro il fenomeno endemico nella Federazione, ma adesso getta la spugna. Vittima di una frode da milioni di euro, non trova giustizia neppure in tribunale e congela ogni affare

Ikea: basta investire in Russia, troppo corrotti

Che sarebbe stata un’impresa difficile lo sapevano già dieci anni fa, quando hanno aperto il primo punto vendita dei loro arredamenti low cost nell’ex Urss. Ora, però, i manager di Ikea ne sono certi: «In Russia abbiamo difficoltà legate alla corruzione mai sperimentate altrove, per questo ogni investimento futuro nel Paese è congelato». E se a dirlo è un colosso come quello svedese, ramificato in tutto il mondo, la vicenda ha davvero dell’incredibile.

Per capirne le dimensioni bisogna fare un salto indietro nel tempo. Tornare alla vigilia dell’inaugurazione della prima Ikea a Mosca, nel 2000. In quell’occasione alcuni impiegati di un’impresa di servizi si avvicinarono ai responsabili del negozio, spiegando chiaro e tondo: se volete l’elettricità per l’apertura, dovete pagare una mazzetta. Invece di piegare la testa, Ikea - che nel suo statuto prevede la lotta alla corruzione - ha affittato generatori diesel in grado di fornire l’energia necessaria al grande magazzino. Da allora gli inconfondibili cubi giallo e blu hanno continuato a diffondersi in Russia e i manager svedesi ad applicare la filosofia «affittare un generatore, piuttosto che cadere nella morsa della corruzione», come spiega Christer Thordson, direttore dell’Ufficio legale dell’azienda svedese. Non era tutto rose e fiori, ma gli affari filavano lisci: prima della crisi globale la crescita dell’azienda nell’ex Urss era del 20 per cento annuo; all’apertura di ogni nuovo punto vendita accorreva talmente tanta gente, che alla fine gli organizzatori erano stati costretti ad affittare delle ambulanze in caso di incidenti.

Fino a che lo scorso giugno, lo stesso Ingvar Kamprad, il miliardario fondatore del marchio, non ha raccontato come le autorità abbiano fatto perdere a Ikea milioni di euro addebitando altissimi costi per l’elettricità e il gas. In almeno due punti vendita le perdite sono state così ingenti da vanificare i profitti. In poche parole, nonostante la coraggiosa battaglia contro la corruzione, Ikea era caduta vittima di uno dei tanti sistemi usati in Russia per estorcere indirettamente quattrini a chiunque gestisca un’attività commerciale. Secondo le stime della compagnia, la frode si aggirerebbe intorno ai 135-195 milioni di euro in due anni.

Scoperto l’inganno, i vertici aziendali rescindono i contratti con la società di servizi che forniva i generatori e assoldano una compagnia investigativa privata inglese per andare a fondo nella vicenda. I detective scoprono così che le società di generatori pagavano, a cadenza regolare, il responsabile Ikea addetto a gestire la fornitura elettrica dei magazzini in modo che firmasse con loro contratti a prezzi molto superiori a quelli di mercato. Su cui poi prendeva anche lui una percentuale.

Convinta di trovare giustizia in tribunale Ikea, invece, ha dovuto arrendersi: i giudici russi, pochi giorni fa, non solo hanno respinto l’accusa di frode, ma l’hanno costretta a pagare 5 milioni di euro per i danni arrecati alla società di affitto generatori dovuti all’improvvisa rescissione del contratto. L’azienda farà appello, ma le possibilità di vedersi restituire i suoi soldi sono pochissime.

La storia di Ikea in Russia è costellata da ostacoli e imprevisti. Quando fu aperto il primo negozio sulla strada che da Mosca porta all'aeroporto di Sheremyetevo per lungo tempo rimase bloccata la realizzazione di uno svincolo stradale, con la motivazione che era troppo vicino al monumento che ricorda il punto in cui fu bloccata l'avanzata nazista nel 1941. Un punto vendita a Samara non riceve il via libera perché gli ispettori dicono che la struttura non è in grado di resistere agli uragani. Ma a Samara non c'è mai stato un uragano! I problemi «sorgono» sempre quando l’azienda è avanti con gli investimenti. Per non gettare via i soldi spesi, è costretta a pagare.
La lotta alla corruzione è uno dei cavalli di battaglia del presidente russo Dmitrij Medvedev, ma finora ha dato scarsi risultati. Secondo il gruppo Transparency International, la Federazione russa è al 147° posto su 180 Paesi per trasparenza nell’amministrazione e nel mondo degli affari.

Con i suoi 140 milioni di abitanti e una ricchezza basata sui profitti delle vaste risorse energetiche, la Federazione russa rappresenta un mercato appetibile, ma anche rischioso da penetrare, per numerose compagnie internazionali.

La catena francese Carrefour ha aperto questa settimana un secondo ipermercato, mentre l’impero Wal-Mart ha inviato a Mosca un team di studio, ma ancora non ha pianificato investimenti.

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