In risposta allavvocato Enrico Colamartino («Bertone può benedire Castro»), che a sua volta rispondeva agli esuli cubani che attaccavano la visita del cardinale, pubblichiamo un nuovo intervento dallesilio.
Caro signore, mi viene la voglia di riflettere un attimo sulla storia del castrismo, senza offendere l'onore che il Nostro Signore merita.
Il dialogo sarebbe l'uscita ideale nelle vicende violente e particolarmente in quella cubana. Dialogare però con i violenti è difficile, per non dire impossibile. Non so se lei conosce che a Cuba, ci sono centinaia di piccole organizzazioni civili e di diritti umani, ma assolutamente tutte sono illegali e quindi, perseguitate.
Nel 1976 si fondò a Cuba il Comitato per i Diritti Umani. Da quel momento e, passando dalla lettera scritta da Reinaldo Arenas nel 1988 e firmata da decine d'intellettuali di tutto il mondo, molti cubani dell'Isola non si sono fermati nella ricerca del dialogo col regime. Ogni tentativo è stato inutile. Io stesso, posso raccontare la mia esperienza personale. L'ultimo tentativo pacifico lo feci nel 1994. Insieme con altre cinque persone ho indetto ad una manifestazione pacifica (alla quale hanno aderiti altri gruppi), chiedendo l'amnistia dei prigionieri politici. La fine è stata drammatica: siamo finiti tutti in un carcere di massima sicurezza, con criminali e delinquenti. Bisogna rilevare che in quarantasette anni i castristi non hanno concesso nemmeno una volta un'amnistia ai prigionieri politici di coscienza. Un compagno di Castro, durante l'attacco alla Caserma Moncada ha passato trent'anni in mutande in galera perché non accettò la divisa di prigioniero comune: un altro fatto insolito per non parlare dell'isolamento degli uomini che scontavano decine d'anni nel Gulag castrista. Non era Mandella il prigioniero politico che scontava i quei tempi la più lunga condanna, era Chanes de Armas il coraggioso e onesto compagno di Fidel Castro, che adesso compare nelle fotografie degli anni Cinquanta, insieme a suoi compagni d'avventura, in mezzo ad un circolo che dice: «traditore». Armando Valladares, uno scrittore cattolico che scontò 22 anni di galera dalla sua prigione scriveva «nessuno ascolta», il suo libro contro «Contra Toda Esperanza» raccontava il sacrificio ed il coraggio degli uomini che prima di ricevere la pioggia di pallottole davanti al plotone di esecuzione - sotto la firma di Che Guevara o di Raul Castro (fratello di Fidel) - gridavano «Viva Cristo Re».
A Cuba, più di trecentomila persone sono passate dalle prigioni cubane per diversi motivi politici; circa cinquecento vivono nelle galere castriste: tanti per cercare di esercitare la professione di giornalista autonomo, per avere una piccola biblioteca a casa.
La Chiesa Cattolica prima di dialogare con Castro deve sapere se il dittatore è veramente pentito e ha chiesto perdono ai bambini assassinati nel 1980 durante il massacro del fiume Canimar nella provincia di Matanzas o di quelli uccisi dalla guardia costiera il 13 luglio 1994 a 7 miglia dal porto di La Habana, una storia simile all'olocausto.
Il Cardinale Tarcisio Bertone, per arrotondare la sua cultura sul castrismo dovrà chiedere al fratello, Jaime Ortegas e Alamino, arcivescovo di L'Habana, perché non racconta il disastro dei Campi di Lavoro Forzato castristi. Lo stesso cardinale Ortega, fu una delle vittime del feroce dittatore. Insieme con il quale mandarono, religiosi di credenze diverse, omosessuali e hippy. A proposito degli omosessuali, perché la chiesa cattolica non cerca il dialogo con l'Arcigay e altre organizzazioni di questo tipo e invece tenta di dialogare col criminale dei Caribe. l'Adolf Hitler della sinistra.
Non posso capire - questo mi amareggia e confonde - come mai, parte degli esponenti della Chiesa Cattolica possano condividere la filosofia dell' Ultra Sinistra.
Presidente dell'Unione
per le Libertà a Cuba
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