Fabrizio de Feo
da Roma
Come un fiume carsico il tema dellamnistia torna alla luce periodicamente. Questa volta la riapertura del dibattito scatta con lelezione del nuovo presidente della Repubblica. Producendo subito le prime dissonanze dentro la maggioranza, divisa tra chi vuole affrontare subito la questione e chi ritiene che sia meglio attendere.
Onorevole Marco Boato, ci risiamo. Dopo le richieste scattate in coincidenza con il Giubileo, la visita del Papa in Parlamento o la morte di Giovanni Paolo II ora il tema dellamnistia torna alla ribalta. Lei che nel centrosinistra si è sempre battuto per lamnistia, non pensa che ci sia il pericolo che tutto si risolva in un buco nellacqua anche stavolta?
«Non credo si tratti di un pericolo. Io purtroppo parlerei apertamente di una certezza. Con lattuale costituzione è impossibile che una grande amnistia vada in porto».
Lei chiede quindi di abbassare il quorum?
«È lunica strada possibile. Altrimenti sono tutti dibattiti a vuoto. Il 28 aprile scorso, il primo giorno utile, ho presentato una proposta di legge costituzionale per modificare larticolo 79 della Costituzione, quello che prevede che per approvare un provvedimento di clemenza occorrano i due terzi dei componenti di ciascuna Camera».
Non cè il rischio di una amnistia imposta a colpi di maggioranza?
«La modifica costituzionale in questione dovrebbe essere ovviamente condivisa dai due poli o almeno da larga parte di essi. Non è accettabile che il quorum per amnistia e indulto sia diverso rispetto a quello delle altre modifiche costituzionali».
Non ritiene che listituto dellamnistia possa minare la fiducia dei cittadini nella certezza della pena?
«È un istituto che va sicuramente usato con prudenza e cautela. Le diro di più: fino agli anni 90 cè stato sicuramente un eccesso di provvedimenti di amnistia. Il problema è che con la sciagurata modifica che ha elevato la maggioranza necessaria, non solo per il voto finale ma anche per i singoli articoli, è stato di fatto abrogato questo istituto dallordinamento repubblicano. Prova ne è che negli ultimi 15 anni non ce nè più stata una».
Antonio Di Pietro oggi dice: lamnistia è un provvedimento di clemenza che può arrivare come conclusione di un ciclo di riforme sulla giustizia. Condivide?
«Non entrerei nel merito, immagino le sue resistenze. Non trovo irrazionale lidea di collegare lamnistia al varo di una riforma del codice penale. Ma discuteremmo del nulla anche con Di Pietro. Se ho qualche credito per la mia storia consiglio tutti di spostare lattenzione sulla pregiudiziale modifica della costituzione».
Il presidente Napolitano partecipò alla marcia per lamnistia a Natale. Si aspetta un impulso da lui?
«Non credo che competa a lui. Oggi non ha alcun ruolo su questi temi e sono convinto che la presidenza Napolitano sarà di garanzia e di rispetto delle competenze di ciascun organo».
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