Inchiesta sulla cupola dei prof «Truccavano i concorsi per favorire candidati amici»

MilanoUna «cupola» di docenti universitari che si accordavano per truccare i concorsi per ricercatore e associato, in modo da garantire la nomina dei candidati «amici» dei diversi componenti della «cupola». L’inchiesta, condotta dal sostituto procuratore Renato Nitti della Procura di Bari, viaggiava da mesi sotto traccia e viene allo scoperto ieri mattina, quando la Guardia di finanza fa scattare una serie di perquisizioni a Milano negli studi di tre dei docenti indagati: e sono nomi che mettono a soqquadro il mondo accademico milanese. Le fiamme gialle bussano alle porte di Giuseppe Ferrari, ordinario di diritto pubblico comparato alla «Bocconi», e dei suoi colleghi della statale Giuseppe Casuscelli e Enrico Vitali, ordinari rispettivamente di diritto ecclesiastico e diritto canonico. Sono accusati insieme ad altri colleghi di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso in atto pubblico.
L’indagine scaturita da una annotazione della Guarda di finanza barese si è allargata progressivamente a concorsi avvenuti un po’ in tutta Italia. La parte principale dei concorsi truccati aveva ad oggetto cattedre delle facoltà di giurisprudenza. Nel capoluogo pugliese finiscono sotto inchiesta Aldo Loiodice, titolare di diritto costituzionale, Gaetano Dammacco, ordinario di diritto canonico ed ecclesiastico, e le ricercatrici della stessa materia Maria Luisa Lo Giacco, e Roberta Santoro, oggi professore associato a scienza politiche. Tre docenti sono indagati a Napoli, due a Roma, due a Piacenza e due a Reggio Calabria; uno a Bologna, a Firenze, Macerata, Teramo e Messina.
La rete ipotizzata dalla Procura barese è, come si vede, distribuita su quasi tutto il territorio nazionale. Al centro del meccanismo c’è il sistema di concorsi in vigore fino a poco tempo fa, con la presenza incrociata di membri nelle commissioni esaminatrici delle diverse università. Basta un rapido giro su Internet per verificare che i nomi di alcuni dei docenti inquisiti compare nei verbali delle commissioni di una lunga serie di concorsi, e che spesso e volentieri la valutazione si riduce ad un solo candidato. Secondo l’inchiesta barese (ma a questa conclusione la vox populi dell’universo accademico era pervenuta già da anni se non da decenni) le poltrone disponibili venivano spartiti a tavolino dai membri della cupola che si garantivamo il reciproco appoggio ben prima che le commissioni avviassero la valutazione dei candidati. Come si legge nel decreto di perquisizione, gli indagati avrebbero costituito un’organizzazione per manipolare l’esito di molteplici procedure concorsuali pubbliche bandite sul territorio «attraverso accordi, scambi di favore, sodalizi e patti di fedeltà». L’indagine riguarda concorsi banditi dal 2006 a oggi per diventare professori di prima e di seconda fascia.


A Milano le perquisizioni avrebbero riguardato sia gli uffici dei tre docenti nelle sedi universitarie dove insegnano, si agli avviati studi legali che portano il loro nome: anche se dallo studio «Casuscelli-Fabbri-Val» fanno cortesemente sapere che «il professore non è più tra gli associati di questo studio».

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