Un incrocio di destini e strategie per i fratelli del «doppio brodo»

La fortuna viene dalla Star, il colosso alimentare ceduto un anno fa a Gallina Blanca

da Milano

Il nome della famiglia Fossati è storicamente legato alla Star: marchio di dadi da brodo (il «doppio brodo»), innanzitutto, ma anche di sughi, tè, camomilla, tonno. E poi a una disgrazia: sul Cessna che l’8 ottobre del 2001 tagliò la strada al Md 80 della Sas sulla pista di Linate c’era Luca Fossati, presidente della Star. Era succeduto nel 1995 al padre Danilo, morto a 67 anni, che della Star era stato il fondatore nel 1948. Dopo l’incidente a Luca subentrò nella guida del gruppo alimentare il fratello Marco; ma alla tragedia fecero seguito anche strascichi di tensioni e liti in una famiglia numerosa (gli altri fratelli sono Giuseppe, Daniela e Stefania).
L’epilogo fu la cessione dell’azienda, un anno fa. O meglio, un’operazione che permetteva di monetizzare il patrimonio, liberarsi delle responsabilità di gestione e, contemporaneamente, mantenere una posizione rilevante in un business molto redditizio. A grandi linee, fu così congegnata: la Findim, la finanziaria lussemburghese dei Fossati, cedette il 100% della Star a Pasa Group, la holding spagnola della famiglia Carulla nota per il marchio Gallina Blanca; contemporaneamente la Findim s’impegnò a rilevare il 50% di Pasa Group, lasciando comunque la gestione nelle mani dei soci spagnoli. «Cassettisti», dunque, ma di un business concentrato su prodotti dalle marginalità elevate, al quale sarebbe stato un delitto rinunciare completamente.
I valori non furono mai rivelati ufficialmente, ma furono accreditate cifre nell’ordine di 1 miliardo di euro per il 100% della Star, e di 500 milioni per il contestuale reinvestimento. Ergo: la liquidità rimasta nelle casse dei Fossati fu di circa 500 milioni. La liquidità all’epoca già presente nel portafoglio della Findim era - si disse - di 1,4 miliardi, che salì quindi a sfiorare i 2 miliardi di euro. I Fossati furono indicati, in quel momento, come la famiglia più liquida d’Italia. E, insistiamo, «famiglia»: quindi priva degli obblighi di comunicazioni e di trasparenza richiesti alle società quotate.


Al momento della cessione, la Star aveva un giro d’affari intorno ai 450 milioni, dopo aver già venduto, all’inizio del 2005, la Mellin (biscotti e latte in polvere), altro storico marchio italiano, agli olandesi della Numico.

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