"Industriali e sindacati che ipocrisia sulle morti bianche"

Giuliano Cazzola, esperto di welfare, accusa: "Per Torino nessuno chiama in causa gli attori della contrattazione sugli ambienti di lavoro". Poi critica il governo: "Il pacchetto sul welfare? Antistorico e antieuropeo"

"Industriali e sindacati che 
ipocrisia sulle morti bianche"

Roma - «La vicenda delle morti bianche è ancora più tragica se si pensa alla scarsa qualità delle analisi e del dibattito che si sviluppa intorno a questo dramma. Nessuno chiama in causa i sindacati, ai quali spetta di contrattare l’organizzazione e l’ambiente di lavoro. Nessuno chiede conto a Montezemolo delle responsabilità degli industriali, quando il presidente della Confindustria si lancia nelle sue filippiche contro tutti. E, soprattutto, nessuno ricorda che l’omicidio colposo a seguito di infortunio sul lavoro era fra i reati che hanno beneficiato dell’indulto».

Giuliano Cazzola, uno dei massimi esperti di temi previdenziali e lavoro, è un fiume in piena. E non soltanto sottolinea l’ipocrisia che avvolge il caso Torino. Le ultime vicende sul welfare e il lavoro l’hanno convinto che «non c’è limite al peggio» nel modo in cui la sinistra affronta questi temi fondamentali. E invita il centrodestra a non lasciare alla sinistra il monopolio della proposta.

E ora che il pacchetto welfare arriva in Senato, che cosa succederà?
«Se non ci saranno incidenti di percorso, il governo ce la può fare anche stavolta. Ma il giudizio sul pacchetto Damiano-Tps non può che essere negativo. Sulle pensioni ha un’impostazione antistorica e antieuropea. È una misura sostanzialmente clientelare: il Paese sprecherà oltre 7 miliardi di euro in un decennio per accontentare le minoranze sindacalizzate, attraverso la revisione dello scalone. Ma il buco nero è quello dei lavori usuranti: l’operazione costerà 4-5 volte in più del previsto, e la fase transitoria finirà per vanificare, attraverso prepensionamenti di massa, l’incremento dell’età pensionabile prevista nel provvedimento. I maggiori risparmi verranno dalle donne, mentre ai giovani hanno fatto una promessa insostenibile: un trattamento pensionistico netto pari al 60% dell’ultimo reddito».

L’ultima versione del pacchetto contiene alcune modifiche all’intesa del 23 luglio, con le quali si intacca la legge Biagi.
«Nel disegno di legge vi sono atti di vero e proprio luddismo legislativo. L’abolizione dello staff leasing è una misura insensata, adottata con l’acquiescenza degli industriali che dimostrano di preferire forme meno trasparenti di appalto piuttosto che uno strumento razionale e garantista per i lavoratori. Quanto, poi, al lavoro a chiamata, tutti ormai hanno capito che ci sono dei settori (ristorazione, intrattenimento, turismo) che non ne possono fare a meno. L’insidia vera sta però nelle norme di delega, che consentirebbero di rivedere radicalmente molti aspetti della legge Biagi. E che dire del lavoro a termine? Alla fine dei 36 mesi non vi sarà un lavoratore stabile in più, ma un posto di lavoro in meno».

Nonostante tutto questo, l’ala sinistra della maggioranza ha minacciato la crisi, e chiede una verifica.
«È incomprensibile che la sinistra trinariciuta si sia infilata in questo cul de sac, trasformando un successo (la legge sul welfare) in una sconfitta tanto clamorosa da mettere in forse la sua partecipazione alla maggioranza. Dimostra non solo mancanza di cultura di governo, ma vera e propria immaturità politica».

Bisognerà pur sfatare lo stereotipo «legge Biagi uguale precarietà». I dati dimostrano il contrario.
«Cito un importante economista del lavoro come Carlo Dell’Aringa: "Alla maggiore flessibilità ha corrisposto un forte incremento dell’occupazione. Se si considera il tasso di occupazione dal ’97 al 2006, si vede che siamo cresciuti dal 51,5 al 58,4%: una performance eccezionale, soprattutto in un periodo di economia lenta". E basta anche con la storiella della cattiva occupazione. Esiste, è vero, una radicata ed estesa percezione di insicurezza, sulla quale fa leva la sinistra. Sono i medesimi sentimenti che emergono nei confronti dell’immigrazione. I dati dimostrano che l’occupazione aumenta e che i delitti sono in calo, ma la gente è ugualmente preoccupata».

Ha forse bisogno di risposte politiche...
«... che vanno date senza ritardi.

E se la sinistra sbaglia, riducendosi a stabilizzare chi - fannullone o no - ha messo il sedere su uno sgabello della pubblica amministrazione, il centrodestra deve saper indicare proposte nuove, sparigliando i giochi, dimostrando che un nuovo ordine può nascere soltanto dalla rottura delle alleanze sociali della sinistra. Non occorre molta fantasia: basta rileggersi il libro bianco di Marco Biagi, ripubblicato il 20 ottobre scorso dal Giornale».

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