nostro inviato a Indianapolis
Il miracolato, l'arrabbiato e i disperati. Non è un film di Sergio Leone ma la trama di un Gran premio far west dove i pistoleri dell'acceleratore ci diranno se quella delle McLaren è vera fuga e quella delle Ferrari vera crisi.
Il miracolato, ovviamente, è Robert Kubica, il lungagnone polacco sopravvissuto senza un graffio al più brutto incidente degli ultimi quindici anni. «Se l'ho rivisto? Perché mai? Ero in prima fila quando è successo tutto. Correrà domenica? Non lo chiederei se solo pensassi di non essere a posto e di poter creare pericolo ai colleghi. E lasciatemi ringraziare il mio medico-preparatore, Riccardo Ceccarelli». L'uomo che gli ha regalato tre centimetri di collo, di muscoli, di protezione naturale intorno alla cervicale. Nel pomeriggio, il verdetto dei medici Fia: non correrà. Rischioso farlo rientrare così presto, troppi muretti a Indy, troppi pericoli. Lo sostituirà Sebastian Vettel, 20 anni a fine giugno, tedesco, allievo di Schumi (iniziò a gareggiare nel kartodromo di Michael).
L'arrabbiato è Alonso, detto anche «Fernando furioso». Due giorni fa aveva detto: «Nel team appoggiano più Lewis di me»; ieri ha aggiunto: «Chiarirò presto con loro, già stiamo trovando le soluzioni». Il tutto, mentre il suo compagno, Lewis Hamilton, leader del mondiale, ribadisce: «Non credo che il team mi privilegi, comunque Ron Dennis dall'inizio ci ha spiegato che avremmo avuto uguale trattamento. Di certo, in passato, non ha mai avuto sfide così combattute con i suoi compagni». E lo spagnolo: «Non è vero, con Trulli era dura, anche con Fisichella. La bravura di Lewis non mi ha sorpreso, piuttosto sono stupito da Raikkonen: pensavo vincesse di più, però è stato tanto sfortunato».
Ed eccoli i disperati: Kimi e Felipe Massa. Il finlandese non si nasconde: «In un certo senso Montreal era simile a Montecarlo, una pista con poca aderenza. Qui invece la Ferrari è sempre andata bene: il mondiale non è perso, ma dobbiamo vincere E e sperare che anche gli altri abbiano un po' di problemi. Insomma, devo vincere».
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