La «chiave» del piacere, il punto G, in realtà non esiste, è frutto dell'immaginazione. La rivelazione viene da un team di ricercatori del King's College di Londra, che in uno studio guidato da Andrea Burri e pubblicato sul Journal of Sexual Medicine sfatano uno dei miti della sessualità contemporanea. Lo studio è il più vasto mai fatto sul punto G, avendo coinvolto 1.800 donne gemelle, ossia 900 coppie di gemelle mono o eterozigoti, e non ha trovato alcuna prova della sua esistenza. Le coppie di donne, geneticamente identiche, hanno dimostrato di divergere proprio sul punto G: alcune gemelle dicevano di averlo, altre no, dimostrando che altro non è se non un fatto mentale. «Le donne - spiega il coautore dello studio, Tim Spector - sostengono che il punto G dipende da dieta e esercizio, ma in realtà è impossibile trovare elementi reali». «Questo è di gran lunga il più grande studio mai effettuato - aggiunge Andrea Burri - e dimostra abbastanza definitivamente che l'idea di un punto G è soggettiva». Il che è un toccasana per le donne che, ritenendo di non avere il punto G, si sentivano penalizzate: «È bello andare a cercare il punto G, ma non preoccupatevi se non lo trovate», sintetizza Petra Boynton, psicologa sessuale all'University College di Londra. Contro lo studio si scaglia la sessuologa Beverley Whipple, da sempre sostenitrice della tesi del punto G, secondo la quale lo studio londinese «è pieno di crepe», avendo ignorato le esperienze di donne lesbiche o bisessuali e omesso di considerare gli effetti di avere diversi partner sessuali con diverse tecniche amatorie. I primi a parlare del «punto G» sono stati due medici il cui cognome iniziava proprio con la lettere G. Il primo è stato un medico e speziale olandese, Reigner de Graaf (1641-1693)che ne parlò nella seconda metà del XVII secolo in un suo trattato di medicina poi andato disperso ma ricordato negli scritti di vari autori suoi contemporanei. Ernst Gräfenberg ne ha invece scritto e parlato in tempi moderni. Ha infatti pubblicato per primo, nel 1950, un dettagliato studio scientifico, nel quale sosteneva la presenza di una zona, interna alla vagina, dalla quale aveva origine il piacere sessuale femminile. Gräfenberg ritenne di individuare il punto G nello spazio fra la parete anteriore della vagina e la parete posteriore della vescica, ad una profondità di sei-otto centimetri rispetto all'ingresso del canale vaginale.
Più precisamente, il punto G sarebbe posto sulla parete anteriore della vagina, nel suo terzo inferiore. Per individuare tale posizione si può utilizzare come punto di riferimento anatomico l'osso pubico: il Punto G si troverebbe nella vagina all'incirca a questo livello. Chi ci crede ancora sa dove cercarlo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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