Innocente, non firma più

Non ha più l’obbligo di firmare il registro presso la caserma dei carabinieri l’albanese diciottenne accusato di aver violentato una ragazza di 14 anni nella toilette della discoteca Divina (nell’apertura serale chiamata Changò) di via Ceccardi, nel pomeriggio di sabato 5 febbraio scorso. È così caduta l’ultima restrizione nei confronti di Genijan Mjftari, arrestato subito dopo l’episodio, messo in cella a Marassi (in isolamento, visto che detenuti non vedono di buon occhio chi compie reati sessuali su minori ), scarcerato il 10 febbraio e nello stesso giorno posto agli arresti domiciliari in casa dello zio e poco dopo rimesso in libertà. Il provvedimento, nei confronti dell’indagato baby, difeso dall’avvocato Massimiliano Germinni, è stato adottato dal giudice Maria Teresa Rubini, con molta probabilità sulla base della consulenza effettuata da una psicologa nominata dallo stesso gip. La perizia, che sarà confutata dai legali di parte civile Stefano Savi e Alessandra Ballerini che assistono i genitori, avrebbe escluso, tra le righe, la violenza.

Secondo l’esperta, la ragazzina potrebbe aver vissuto in modo confuso ciò che è realmente accaduto. Il pubblico ministero Giovanni Arena sarebbe orientato a chiedere l’archiviazione. Il caso, comunque, non è ancora chiuso.

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