Cultura e Spettacoli

INSEGNAMENTI MORALI Bencivenga e la filosofia dal volto umano

Si legge nella Lettera a Meneceo, fra gli scritti più noti di Epicuro, (341-271 a. C): «Chi è giovane non indugi a filosofare, chi è vecchio non se ne stanchi. Nessuno, infatti, è troppo giovane o troppo vecchio per la salute dell’anima. Chi dice che non è ancora giunta o che è già passata l’età per filosofare è come se dicesse che non è ancora giunto o che è già trascorso il momento per la felicità».
Epicuro fu tra i primi ad attribuire al filosofare un ruolo terapeutico. Molti pensatori della classicità insistettero sulla valenza essenzialmente etica della filosofia, stabilendo una suggestiva equazione tra esercizio del pensiero e vita felice. Anche in epoche a noi più vicine si è sottolineato il valore curativo della riflessione filosofica: non era forse la vita beata la meta additata da Spinoza? E a che altro mirava Sant’Agostino se non alla piena felicità? Poi, come nota Ermanno Bencivenga nel suo volumetto Platone, amico mio. I filosofi rispondono alle grandi domande della nostra vita (Bruno Mondadori, pagg. 182, euro 10), è accaduto qualcosa ed è sembrato che la filosofia avesse perso il gusto per le grandi questioni morali, rifugiandosi nella fortezza delle dotte disquisizioni di logica e di epistemologia, importanti certo, ma forse meno vicine di altre alle più vive esigenze degli uomini.
Eppure lo stesso Kant affermò che era sua primaria intenzione rispondere alle domande sul comportamento e le speranze degli uomini. Invece - dice Bencivenga - è andata a finire che le questioni morali sono state marginalizzate e siamo costretti a registrare «lo scarso livello di passione e di originalità dell’etica contemporanea». Ed è un vero peccato, perché i filosofi sono ottimi amici in grado di dispensare preziosi consigli. Scrive Bencivenga, indicando al lettore il senso della sua fatica: «Si tratta di offrire al pubblico dei non specialisti un quadro leggibile dei contributi (costruttivi e critici) dati alla filosofia morale da alcuni grandi autori del passato, e di farlo in modo che i lettori possano coglierne direttamente la pertinenza, magari vogliano anche rileggere la loro vita alla luce di quei contributi». Perché, dunque, dinanzi a un problema che ci preoccupa non andare a interrogare Platone, o Agostino, o Cartesio? Non sarà difficile trovare nelle loro opere tesori di saggezza, magari inattesi eppure estremamente utili ed efficaci.
Per raggiungere questo scopo, Bencivenga ha scelto una via originale: invece di essere lui a parlare dei vari filosofi, fa sì che siano loro a parlare a lui, sulla base della convinzione che essi hanno avuto un ruolo molto importante nella maturazione della sua personalità.

Celebre è rimasta l’espressione «Amicus Plato, sed magis amica veritas» («Platone è mio amico, ma mi è più amica la verità»): il libro di Bencivenga dimostra che non vi è inimicizia fra Platone e la verità e che anzi i filosofi sono ottimi compagni nel viaggio verso la vera felicità.

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