Insetti, gaffe e pendolari inferociti Così Trenitalia viaggia indietro tutta

Nel 2004 un’inchiesta del «Giornale» denunciò le lacune del sistema ferroviario italiano, nel 2005 la qualità del servizio è peggiorata. Ultimo caso la ragazza punta dallo scorpione

Nino Materi

Tanto impegno per l’«operazione immagine», ma scarsissimi risultati sul piano del reale miglioramento del servizio. La qualità delle nostre ferrovie continua ad essere insufficiente, nonostante da un anno i nuovi vertici di Trenitalia abbiano tentato di proporre un efficientismo di facciata che però quanti viaggiano in treno fanno presto a smascherare.
Certo, se si prenota un posto di prima classe sugli Eurostar di nuova generazione la sensazione è che la situazione non sia poi così drammatica. Ma già se si passa dall’Eurostar all’Intercity il contesto peggiora sensibilmente, per poi precipitare a livello di Terzo mondo se dall’Intercity si «retrocede» agli Interregionali: per intenderci quelli che rappresentano, da sempre, la peggiore iattura per tutti i pendolari italiani. Insomma, nel nostro Paese esistono treni di «serie A» e treni di «serie Z»: gli sforzi di Trenitalia si stanno essenzialmente concentrando sui convogli di prima fascia, abbandonando - o quasi - gli altri al loro destino.
Non è un caso, ad esempio, che l’«assistente alla pulizia» sia presente solo sui treni a cinque stelle, mentre per le tratte considerate secondarie gli scompartimenti assumono l’aspetto di autentiche pattumiere su rotaie. Magari fosse solo una questione di rifiuti; nell’ultimo anno, infatti, sedersi sui sedili di un «locale» ha significato spesso fare i conti con punture di insetti. È accaduto sul Milano-Salerno, dove alla stazione di Roma Tiburtina sessanta persone sono state costrette a ricorrere alle cure mediche; è accaduto sul Torino-Reggio, dove dopo la denuncia dei passeggeri vennero trovati nidi di zecche; è accaduto sul Torino-Lecce, dove la Polfer ha raccolto la denuncia di passeggeri pizzicati dai parassiti; è accaduto sul Lecce-Bolzano, dove le cimici hanno provocato il ricovero in ospedale di una donna; è accaduto sul Nizza-Napoli, dove i passeggeri esasperati dall’invasione di cimici hanno addirittura bloccato il treno.
Allora Trenitalia che fa? Apparentemente opta per la soluzione più ovvia: il potenziamento del servizio di pulizia e disinfestazione delle carrozze. Ma non basta, gli insetti continuano ad avere la meglio (è di due giorni fa il caso della ragazza punta da uno scorpione sul Sondrio-Milano). Intanto Trenitalia ha ritirato dalla circolazione 500 carrozze ritenute obsolete. Peccato però che il provvedimento privi del posto chi è già in possesso di una prenotazione sulle carrozze «scartate», determinando una cancellazione a catena di treni che manda nel caos il viaggio di migliaia di passeggeri; uno scenario di ordinario disagio con la gente che arriva in stazione, non trova più il treno del quale ha il biglietto e viene dirottata su pullman sostitutivi su cui percorrere migliaia di chilometri in condizioni facilmente immaginabili. Trenitalia si rende conto di aver commesso una sciocchezza, ma ormai è troppo tardi per rimediare.
Intanto l’azienda ferroviaria è alle prese con un’altra grana: il rinnovo del contratto con le società addette alla pulizia dei treni, una specie di lobby che spesso è sfuggita al controllo di Trenitalia. Il bando di concorso viene rinnovato. Ma a vincerlo sapete chi è? Proprio il «cartello» delle società di pulizie al cui indirizzo Trenitalia, nell’ultimo anno, non aveva risparmiato dure critiche.
Ma le proteste - dei viaggiatori in generale e dei pendolari in particolare - non si limitano al fattore-igiene: sull’altare dell’Alta velocità sono infatti sempre di più le linee e le stazioni destinate a «saltare»; e anche quelle che risultano «insopprimibili» sono afflitte da ritardi cronici che trasformano il tragitto casa-lavoro in un calvario quotidiano.

Critiche alle quali Trenitalia risponde con la freddezza delle cifre che non possono non tener contro del rapporto costi-benefici: «Ci troviamo oggi a pagare la gestione dissennata del passato che solo negli ultimi dieci anni ha bruciato 200mila miliardi di lire». Un deficit pazzesco la cui lettura trova concordi i maggiori economisti: «Senza i contributi statali le Fs avrebbero fallito per bancarotta».
Forse però ricominciare da zero sarebbe stato meglio.

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