Torino - Comanda l'Inter, e sembra una storia sempre più seria, il Toro era molto arrabbiato per come si era messa la sua classifica dopo il pomeriggio, non sarebbe stato facile per nessuno uscire dall'Olimpico a ossa intatte. Invece...
Mancini era tranquillo, diceva che chiunque avrebbe messo in campo non avrebbe avuto problemi, tutti stanno crescendo alla grande, perfino Stankovic.
Adesso mancano quattro partite, ma l'aria attorno è meno rarefatta. Non è una padrona spettacolare l'Inter, non corre per il titolo di più bel gioco del campionato, ma quando scende in campo mette tutti sulla punta del seggiolino. Il Toro è partito alla grandissima, l'ha aggredita, ha calciato verso la porta di Julio Cesar con insistenza, Corini ma più ancora Rosina, hanno fatto girare tutto il gruppo come qui all'Olimpico non si vedeva da mesi, ma sinceramente non hanno mai messo in discussione il risultato.
Una capolista a tratti sfacciata, eccessivamente conscia della sua potenza, il gol di Cruz è stato un lampo ma ogni volta che l'Inter ha oltrepassato la metà campo era un dolore che montava. Maxwell palla al piede è uno spettacolo, Maicon dall'altra parte potenza allo stato puro, Cambiasso e Materazzi una coppia centrale che si integra alla perfezione. Con una retroguardia così schierata, che non ha consentito a Julio Cesar di compiere neppure un intervento in novanta minuti, il resto viene da solo e la squadra gioca tranquilla.
Ma il Toro era partito forte e l'Inter ha guardato per mezz'ora Rosina e fratelli lavorare sodo per fare buona figura davanti al nuovo corso. Niente di speciale ma era come se l'Inter lasciasse sfogare, eccessivamente sicura di portarsi a casa tutto.
Cruz terminale di ogni azione, Balotelli che gli corre al fianco, gli altri scaltri a inserirsi senza sprecare una goccia di sudore in più. Spesso si è cercato di spiegare il primato di questa squadra con la dipendenza da alcuni giocatori, ma è sempre stata la squadra nel suo insieme a fare la differenza. Ieri sera la dimostrazione è stata l'ennesima partita vinta da undici giocatori, e il gol di Cruz è stata una prodezza che ha esaltato il gruppo. Due tiri, un gol e un palo, in mezzo tanta consapevolezza, duelli vinti di forza e di classe. Cruz non segnava in campionato da quasi quattro mesi, l'ha fatto nel momento della necessità, mentre attorno a lui c'era la giostra con le luci accese per la festa.
Il Toro ha fatto quello che ci si aspettava, non ha mollato mai, non ha lasciato una sola palla pulita, a cinque dal termine si è anche concesso il lusso di presentare Ventola davanti a Julio Cesar che,
in uscita, ha chiuso tutto e spento la luce sul posticipo della trentaquattresima giornata che potrebbe anche passare alla storia di questo campionato per il margine che presenta fra la prima e la seconda in classifica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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