Intercettazioni, Alfano: ddl in 2 settimane

Il Guardasigilli fa il punto della situazione: "Serve una legge che garantisca la privacy di vittime e indagati". Sulla macchina della giustizia: "Un filtro per i ricorsi in Cassazione". E sull'emergenza rifiuti: "Nascerà una superprocura a Napoli"

Intercettazioni, Alfano: ddl in 2 settimane

Roma - Ministro Alfano, sia martedì al Csm che oggi (ieri, ndr) dall’Anm lei ha ascoltato le proteste dei magistrati sulla norma che accentra alla Procura di Napoli la competenza regionale sui reati legati ai rifiuti. È sempre convinto del provvedimento?
«La nostra esigenza era di dare una risposta globale ad un problema che non poteva essere affrontato solo da un lato. E sono convinto che nel suo insieme il provvedimento sia assolutamente efficace per le esigenze della comunità campana e del sistema Paese, che tanti danni ha ricevuto dalla gestione dei rifiuti. L’attribuzione della competenza alla Procura di Napoli e le decisioni assunte in modo collegiale su misure cautelari possono rendere i giudizi e gli interventi più sereni e neutri rispetto all’opinione pubblica locale. Così, si evitano pressioni sui magistrati territoriali».

Qualcuno dice che si poteva trasferire l’intera materia a Roma: lei che pensa?
«La competenza territoriale del procuratore di Napoli è una risposta unitaria a un problema che, affrontato in modo frazionato, non troverà mai soluzione».

In questi 2 giorni lei ha avuto i suoi primi incontri con Csm, Anm e avvocatura. Il dialogo si partito?
«Credo che siano stati incontri proficui, perché bisogna dare risposte il più possibile condivise a mali sui quali vi è una diagnosi comune. Abbiamo avviato incontri periodici per mettere a punto una strategia di tutte le parti del sistema giustizia».

Con Anm e avvocatura ha parlato di notifiche e impugnazioni, oltre che di lentezza dei processi e riforma dei codici. Che si farà su questi 2 aspetti?
«Per il primo direi: meno notifiche inutili e meno scarcerazioni facili. Bisogna aggiornare il sistema con i procedimenti telematici, salvaguardando le garanzie delle parti, ma ottenendo più celerità ed efficienza. Spesso difetti di notifiche provocano scarcerazioni ingiuste. Eliminare l’obbligo di notifica in certi passaggi del procedimento rende l’iter più snello e impedisce che certe notifiche, invece di essere di garanzia per il cittadino, siano garanzia d’inefficienza».

E per le impugnazioni? Si è detto che ci vuole un filtro per i ricorsi, soprattutto in Cassazione.
«Credo che la garanzia dei 3 gradi di giudizio sia imprescindibile, ma certamente un filtro per la Cassazione va creato».

Sulla separazione delle funzioni tra giudici e Pm il governo che intende fare?
«Nel programma c’è il rafforzamento della distinzione delle funzioni e in questa logica ci muoveremo. Ma sulla giustizia non abbiamo totem ideologici né bandiere da sventolare, bensì l’esigenza di accorciare la durata dei processi e rendere più efficiente il sistema».

Lei ha annunciato un provvedimento sulle intercettazioni che le limiterà solo alle indagini su gravi reati.
«Sarà pronto tra un paio di settimane. Puntiamo a un riordino del sistema che, mantenendo l’efficacia dell’azione inquirente, salvaguardi la privacy di vittime e indagati. Non è più possibile vedere sbattuti sui giornali intercettazioni che nulla hanno a che vedere con i procedimenti. E non è più possibile che nessuno paghi per questo. Sarà sanzionata la diffusione delle intercettazioni e ristretto l’ambito di quelle da inserire nei procedimenti. Le altre devono essere cestinate. Nella scorsa legislatura è stato approvato il testo del sistema unico delle intercettazioni che dovrebbe razionalizzare il settore e il punto da cui ripartire può essere il testo del governo Berlusconi del 2005, completato da norme del disegno di legge approvato quasi all’unanimità dalla Camera lo scorso anno».

Non c’è il rischio che paghi solo il giornalista?
«Non vogliamo certamente un bavaglio per nessuno, ma si tratta di una regola di civiltà. Il punto debole iniziale è chi divulga la notizia».

Perché è troppo difficile individuare chi la fornisce ai mass media?
«Non mi pare che ci siano grandi esempi di individuazione degli autori delle fughe di notizie».

Parliamo dei magistrati che sbagliano: per alcuni la sezione disciplinare dovrebbe essere esterna al Csm, ma l’Anm è contraria. Lei come la pensa?
«Ci dev’essere una precisa responsabilità dei magistrati che sbagliano e la materia va riordinata. Ma l’efficacia dell’azione del Csm, in una chiara logica non corporativa (come mi pare che già abbia cominciato a fare), può essere la prima e più efficace risposta alla questione».

Oggi (ieri, ndr) lei ha incontrato anche il ministro-ombra Tenaglia: è possibile il dialogo sulla giustizia con

l’opposizione?
«È stata una conversazione costruttiva. Non ci illudiamo di condividere tutto, ma ci sono questioni come la lotta alla criminalità organizzata, sulle quali si può puntare a un’ampia condivisione».

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