Intercettazioni, mercoledì la decisione su Fazio

Vertice tra i pm: il numero uno di Palazzo Koch potrebbe essere interrogato come testimone. La Procura di Milano indaga sulla fuga di notizie

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Sul fronte giudiziario la settimana più importante per il governatore Antonio Fazio nelle inchieste sulle scalate a Bnl e Antonveneta inizia domani. Si tratta infatti di giorni decisivi visto che da ieri pomeriggio il procuratore capo di Roma, Giovanni Ferrara, sta studiando i brogliacci delle intercettazioni provenienti da Milano. E queste sono comprensive anche degli imbarazzanti colloqui tra Fazio e Giampiero Fiorani, per non aggiungere anche quelle tra quest’ultimo e Cristina Rosati Fazio nonché la figlia dell’inquilino di Palazzo Koch. Telefonate amicali che dimostrano un’amicizia in realtà mai celata o qualcosa di più? Mentre la procura di Milano apre un’inchiesta sulla fuga di notizie, mercoledì i magistrati romani si sono dati appuntamento in Procura per trovare una risposta al quesito sulla bocca di tutti: il governatore finirà nel registro degli indagati? Ferrara ha convocato il pm Perla Lori e l’aggiunto Achille Toro per trovare una risposta. Da parte della Procura di Roma questa risposta dovrà per forza essere unitaria. Ma i pm romani potrebbero rinviare la questione decidendo di sentire prima Fazio come testimone. In questo caso il governatore avrebbe l’obbligo di dire la verità agli inquirenti che lo interrogano sulle scalate che negli ultimi mesi hanno dominato le nostre cronache finanziarie. E così, con la deposizione di Fazio in mano, i pm potrebbero valutare le spiegazioni fornite dal governatore e decidere di conseguenza.
Vi sono però alcuni elementi rimasti finora come in penombra e che potrebbero giocare un ruolo primario nelle prossime scelte. Tutti i brogliacci milanesi, a iniziare dalle telefonate anticipate da il Giornale, essendo provenienti da altro procedimento, non sono utilizzabili. Ferrara ne ha parlato più volte a Toro e quest’ultimo insieme al pm Perla Lori ha ripassato la giurisprudenza. Con l’obiettivo di poter utilizzare al massimo gli atti provenienti da Milano. Ebbene sembra che possano essere utilizzati i tabulati delle telefonate ma non i contenuti. Una scelta penalizzante. Soprattutto per chi in Procura a Roma vede questa inchiesta come l’occasione per dimostrare che l’ufficio lavora ed è ben lontano da quel «porto delle nebbie», tanto caro a certa letteratura.
Un altro elemento che gioca a favore della Banca Centrale è la sentenza del Tar che sigilla la bontà dell’operato di Bankitalia nella vicenda Antonveneta. Certo, si tratta di motivazioni che fanno perno sul diritto amministrativo ma se queste non evidenziano anomalie i pm di Roma non possono non tenerne conto. Se ne saprà quindi di più dopo il vertice degli inquirenti romani di mercoledì. Giornata che già si annuncia decisiva per le ambizioni della Banca popolare italiana su Antonveneta e per la situazione dei dirigenti di Bankitalia. Infatti nelle stesse ore i vertici dell’istituto di credito di Lodi sono stati convocati in Bankitalia mentre il ministro Siniscalco, sempre mercoledì, relazionerà sul caso Fazio al Consiglio dei ministri. A Milano invece nelle stesse ore il gip milanese Clementina Forleo confermerà o meno il sequestro del 40 per cento delle azioni di Antonveneta in mano ai presunti concertisti. Insomma una giornata tra aule di giustizia, Palazzo Chigi e Bankitalia.

Per non dimenticare l’inchiesta sulla scalata di Unipol a Bnl che dalle ultime acquisizioni sembra particolarmente interessare i magistrati romani. Ma prima bisogna definire indagati e sviluppi dell’inchiesta Antonveneta.
gianluigi.nuzzi@ilgiornale.it

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