Quando, cronista alle prime armi, lavoravo in un giornale di provincia che non disdegnava i processi di pretura, mi capitava spesso di raccogliere esemplari sentenze di condanna a carico di baristi che, richiesti di servire un Sanbittèr, avevano versato al cliente un Gingerino oppure spacciato una Pepsi per Coca-Cola. Trattandosi di quattro bevande a base di acqua, zucchero e non meglio precisati aromi naturali, l’insulto organolettico che poteva esserne derivato agli avventori era tutto sommato risibile. Sicché il giudice sanzionava l’azione fraudolenta più che risarcire il danno.
Orbene, se una società telefonica che va per la maggiore vi vende un abbonamento Adsl a 4 Mb (megabyte) ma poi vi fa navigare in Internet a 13 Kb (kilobyte), cioè a una velocità inferiore del 99% rispetto a quella che pagate, come vogliamo chiamarla se non frode? Anche perché stiamo parlando di una tariffa vicina ai 500 euro l’anno, mica dell’euro e mezzo di un Crodino.
L’ho sperimentato di persona. La rilevazione dei 13 Kb è dello scorso 8 dicembre, ore 15.30, eseguita attraverso un sito svizzero: www.sunrise.ch/it/privatkunden/iminternetsurfen/adsl/adsl_speedometer.htm (qualcuno dubita della serietà elvetica quando c’è da misurare qualcosa che abbia attinenza col tempo e col denaro?). Non che nei giorni successivi sia andata meglio: il 7 gennaio viaggiavo a 22 Kb, il 18 gennaio a 16 Kb. Media: 17 Kb. Se non ricordo male, i primi modem, quelli sulla normale linea telefonica che gracidavano come rane e avevano le lucine rosse intermittenti, supportavano fino a 56 Kb: tre volte tanto. Poi arrivarono i collegamenti Isdn a 128 Kb: sette volte tanto. In seguito nelle case fu portato il doppino, cavo telefonico dedicato che ci regalava la supersonica velocità di 1 Mb dell’Adsl: otto volte più spedita dell’Isdn. Subito dopo i 4 Mb. Oggi si può avere persino l’Adsl a 20 Mb. Ma il risultato di cotanto progresso qual è? Questo: che io devo staccare l’Adsl e adoperare il vecchio modem Isdn. Una scheggia, al confronto.
All’inizio pensavo che il disservizio fosse provvisorio e limitato. Né l’una né l’altra cosa: va avanti da almeno due mesi e coinvolge molte persone di mia conoscenza. Una di queste, un ingegnere esperto d’informatica e di telematica che si serve del mio stesso provider, mi ha spiegato che a suo avviso le centraline non sono in grado di reggere gli elevati volumi di traffico determinati vuoi dall’aumento esponenziale degli accessi a Internet vuoi dalla diffusione capillare dell’Adsl, prima riservata a pochi eletti. Una situazione che ricorda l’overbooking sulle linee aeree: le compagnie vendono più posti di quelli effettivamente disponibili e qualcuno alla fine resta a terra. «Ormai ogni attività gira su Internet: informazione, posta, commerci, conti bancari, prenotazioni, televisione, radio, musica, film, divertimento. Ma il collo di bottiglia è stretto e gli utenti riescono a passarvi con sempre maggior fatica. Il risultato è che alla fine salterà il tappo, cioè imploderà tutto», ha concluso l’ingegnere.
Catastrofismo? Giudicate voi. Se mi alzo alle 6 e utilizzo Internet (per lavoro, non per ricreazione) fino alle 9 del mattino, ho la certezza di poter fare sul Web le mie ricerche in tempi ragionevoli. Ma non appena aprono gli uffici, la velocità del collegamento decade. Fino alla completa paralisi nel pomeriggio-sera, quando studenti e impiegati tornano a casa, si siedono al computer e si rilassano (?) smanettando sul Web. Guai poi a collegarsi nelle festività infrasettimanali, tipo l’8 dicembre (non a caso il record negativo di lentezza, 13 Kb, l’ho osservato nel pomeriggio del giorno dell’Immacolata), quando le predette categorie ciondolano per casa. Tabù anche le giornate segnate da pioggia, nebbia, vento e neve: tutti a riscaldarsi davanti al monitor, caminetto del terzo millennio. Che si tratti di un sovraccarico, è fuori di dubbio. Ancora in fasce, la Rete si rivela già vecchia.
Inutile telefonare all’help desk del provider per protestare. Un nastro registrato ti avvisa beffardamente che «oggi puoi navigare ad altissima velocità», dopodiché rimani per venti minuti in compagnia di Frank Sinatra che ti canta Head on my pillow, e infine, se va bene, da un centralino dislocato chissà dove, risponde un incompetente, il quale ti spiega laconico: «In effetti oggi abbiamo qualche problema, apro una scheda con la sua segnalazione», o più spesso, non sapendo che pesci pigliare, ti dice: «Può attendere un attimo in linea, per cortesia?», ed evapora impunito nella cornetta, tanto è sicuro d’essere irrintracciabile, e sa che prima o poi ti toccherà riattaccare persuaso che sia caduta la linea. Nel frattempo ti sarà comunque passata la voglia di tornare a rompergli i marroni.
Resta il dato di fatto, incontrovertibile e scandaloso: non so la vostra, ma la mia Adsl 4 Mb in questo istante sta andando a 39 Kb, cioè a una velocità 105 volte inferiore a quella contrattuale decantata dalla pubblicità. Però pago la tariffa corrispondente alla prima, non alla seconda. Come per i baristi, un pretore di provincia ci vorrebbe.
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