Dubbi del Cav su Pd e Renzi: ma manterremo gli impegni

Berlusconi preoccupato dalla faida fra i democratici: vogliono far fuori Renzi. Toti: "Guardiamo con favore gli sforzi del segretario, vediamo cosa farà"

Dubbi del Cav su Pd e Renzi: ma manterremo gli impegni

Crescono timori e perplessità. Perché pur essendo deciso a fare il possibile per tener fede al patto sulle riforme sottoscritto con Matteo Renzi, il Cavaliere è ben consapevole di quanto complicato sia il cammino del premier. È da Arcore che Silvio Berlusconi segue i voti sulla legge elettorale con il governo precettato in Aula per evitare di andar sotto e, di fatto, salvare se stesso. E ha subito chiaro quanto la situazione sia critica, visto che il Pd è ad un passo dall'implodere. Ed è anche per questo che il leader di Forza Italia sceglie la linea del silenzio, perché qualunque parola non farebbe che aggravare un clima che ha già di molto superato la soglia di sicurezza. Insomma, è il ragionamento del Cavaliere, ora il re è nudo e se vogliamo che il patto sulle riforme abbia delle chances di reggere e che l'impegno di Renzi porti da qualche parte è bene avere un atteggiamento più che prudente.
D'altra parte, non è un mistero che ieri Forza Italia sia stata il miglior alleato del segretario Pd. Con le parole, visto che Giovanni Toti ci tiene a dire di «guardare con favore gli sforzi del governo Renzi». Ma pure con i fatti, dato che il partito di Berlusconi era presente in massa durante le votazioni con Denis Verdini che ha fatto precettare tutti. Il Cavaliere, infatti, è deciso a fare quanto in suo potere per portare a casa il via libera definitivo sulla nuova legge elettorale, anche se inizia seriamente a temere che il governo non sia in grado di reggere visto che certi incidenti di percorso non dovrebbero arrivare dopo neanche un mese di navigazione. Insomma – confida in privato – il leader di Forza Italia – se già adesso il Pd fa di tutto per far fuori Renzi è difficile immaginare che l'esecutivo possa tenere a lungo. Per dirla con un tweet di Deborah Bergamini, «in che condizioni si ritroverà il Pd dopo la legge elettorale?».
La partita, però, non è solo quella che ruota intorno all'Italicum. Perché «c'è un profondo piano di riforme da fare», spiega Toti intervenendo alla presentazione del libro dell'ex ministro Lucio Stanca L'Italia vista da fuori e da dentro. C'è l'abolizione del Senato, dice il consigliere politico di Berlusconi, ma anche il taglio del cuneo fiscale. E oggi Renzi «deve tirar fuori il famoso coniglio dal cilindro». E ancora: «Vediamo come sarà fatto questo coniglio e quanti miliardi di euro porterà nella pelliccia. Vediamo se ci saranno i fondi per fare queste misure, vediamo se l'Europa ce le farà fare». Purché, fa presente Mara Carfagna, le «coperture vengano da tagli alla spesa pubblica» perché «se le una tantum evocate dal viceministro Morando si traducono in patrimoniale allora non ci siamo proprio».
Resta sullo sfondo, invece, la questione delle candidature alle Europee. Se ne parlerà oggi in una riunione a Palazzo Grazioli cui parteciperà anche Berlusconi che è atteso a Roma per questa mattina. La deadline per la presentazione delle liste è fissata per il 15 aprile e il Cavaliere è ancora tentato dall'idea di candidarsi e far scoppiare il caso, visto che in base alla Severino la sua richiesta verrebbe respinta. Intanto, ancora non è definita la griglia di partenza: Toti (dato in un primo momento in corsa al Nord-Ovest, potrebbe essere spostato nella circoscrizione del Nord-Est); il vicepresidente della Commissione Ue (in scadenza) Antonio Tajani al Centro e Clemente Mastella al Sud. L'unica certezza, allo stato, è la conferma di tutti gli eurodeputati uscenti.

Mentre Berlusconi sarebbe intenzionato ad escludere dalla corsa chi è già parlamentare ed evitare così eventuali prove muscolari tra le correnti interne al partito (nel caso, per esempio, in cui si candidi Raffaele Fitto che oggi dovrebbe vedere l'ex premier per decidere d'intesa il da farsi).

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