Rubrica Cucù

A che ora è l'inizio del mondo

Gli scienziati che hanno scoperto le tracce del Big Bang da cui prese origine l'universo, meriterebbero il Premio Nobel. Ma quello della Letteratura

In principio fu l'Urlo, poi un brivido percorse i cieli suscitando le onde gravitazionali. È vero, gli scienziati che hanno scoperto le tracce del Big Bang da cui prese origine l'universo, meriterebbero il Premio Nobel. Ma non il Nobel della Fisica, quello della Letteratura. Perché hanno raccontato uno straordinario, emozionante Mito di Fondazione del Cosmo, l'Avventura delle Origini, la fusione di spazio e tempo. E l'hanno favolosamente datato a 13,8 miliardi di anni fa, mese più mese meno. Non sto affatto dicendo che quegli scienziati siano dei ciarlatani o astrovendoli. Non dubito del loro rigore, reputo eccezionale la loro ricerca e mi inchino deferente davanti ai risultati. Ma quando si pretende di aver stabilito una volta per tutte, come dicono i media, l'origine del cosmo e certificata perfino l'anagrafe, con tanto di data di nascita, a me viene da ridere. Quanto durerà questa scoperta, quando accadrà che verrà smentita, superata da altre scoperte? E cosa saranno quelle scoperte se non scientifiche illazioni, toccanti ipotesi che eccitano la fantasia? La relatività regna sovrana e divora se stessa.

E allora torno coi piedi per terra e gli occhi al cielo, sento la musica delle sfere celesti, seguendo Pitagora, e poi ripiego su Battiato che cantava ne La cura le «correnti gravitazionali». Resto sorpreso e stregato come un bambino a capire cosa, chi, perché emise quell'Urlo primordiale, da dove scaturì.

E un brivido di stupore percorre la mia schiena, figlio di quel brivido dell'universo che ci mise al mondo.

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