Il governo mette in sicurezza il rinvio della prima rata Tasi con un decreto ponte. Ieri il consiglio dei ministri si è riunito per approvare un provvedimento d'urgenza che riprende l'emendamento al decreto Irpef che riguarda la tassa sugli immobili, che rischiava di arrivare in ritardo. Nei comuni che hanno deliberato le aliquote Tasi entro il 23 maggio, il termine per il pagamento è al 16 giugno. Invariate le scadenze Imu. Per tutti gli altri la scadenza passa al 16 ottobre, ma dovranno fissare le aliquote entro il 10 settembre. Nel caso in cui le delibere non arrivino nemmeno entro quella data, l'imposta si pagherà in una unica soluzione entro il 16 dicembre, calcolata applicando l'aliquota base dell'1 per mille, prevedendo la ripartizione delle tassa tra inquilini e affittuari rispettivamente al 10% e al 90%.
Questa la teoria. La realtà che sta emergendo sempre più da professionisti, Caf e contribuenti è di un caos di difficile, se non di impossibile soluzione. I commercialisti hanno chiesto di rinviare tutta la Tasi: «A prescindere se i comuni hanno deliberato o meno gli studi stanno impazzendo, siamo nel caos più completo» ha spiegato Marco Cuchel, presidente dell'associazione nazionale commercialisti. Delibere illeggibili e contradditorie, come denunciato dal Giornale la settimana scorsa. Un nuovo fronte del caos è quello dei comuni che sostengono di avere approvato la delibera con le nuove aliquote, ma che non risultano nella lista del ministero dell'Economia. Sono diverse decine, compresi centri importanti come Pomigliano D'Arco, Bergamo e Caserta.
In Campania un sindaco ha stampato un volantino per chiedere ai cittadini di pagare, anche se il comune non è nella lista del ministero. Disagi da mettere nel conto dei contribuenti, come se la stangata sul mattone non bastasse.