Ma cosa faranno i ministri orfani del governo Monti? O politica o niente. Almeno per il prossimo anno. In questi giorni ci si interroga ad esempio sul futuro di Corrado Passera o del ministro Paola Severino. Si fantasticano nomine in società pubbliche, incarichi di grande peso, ruoli in grandi aziende quotate. Non sarà possibile. Su di loro incombe il cosiddetto comma Siniscalco: e cioè l'incompatibilità post carica prevista da una legge del 2004. L'ex ministro del Tesoro appena uscito da via XX Settembre ottenne infatti un importante incarico in una banca d'affari americana, Morgan Stanley. Ebbene il professore si beccò una censura da parte dell'Authority sulla concorrenza per l'incarico ottenuto: il professore infatti non poteva lavorare in una banca, poiché era stato ministro dell'Economia. «Il divieto previsto dalla legge, infatti, è volto a escludere in radice anche la mera eventualità che l'esercizio delle attribuzioni inerenti la carica di governo possa essere influenzato e distorto dall'interesse del beneficiario a precostituirsi benefici futuri, ad esempio, in termini di incarichi successivi alla cessazione della carica governativa» si legge nella relazione antitrust del 2006 sul conflitto di interessi. Cerchiamo di spiegare un po' meglio. Per questa norma un ministro non può svolgere per i dodici mesi seguenti il suo mandato alcuna attività lavorativa in enti pubblici o privati che in qualche modo abbiano relazione con l'attività svolta al governo.
Ebbene Corrado Passera è ministro dello Sviluppo economico, un dicastero dalle competenze vastissime. È impossibile dunque immaginare l'ex banchiere ritornare in un istituto di credito, o ottenere una nomina in una delle tante società pubbliche di cui si vocifera in queste ore. Chiunque abbia fatto il ministro dello Sviluppo economico, piaccia o no, per un anno deve stare sostanzialmente fermo. Il discorso vale a maggior ragione per il ministro dell'Economia Vittorio Grilli, che in molti oggi vedono volare verso qualche grande banca d'affari americana: la norma lo impedisce. Anche per lui sarà necessario un anno (dal momento in cui formalmente lascia il suo incarico) di disoccupazione.
La questione dovrebbe riguardare anche il ministro della Giustizia, Paola Severino, che ha invece subito detto che sarebbe ritornata al suo studio legale. La lettera della legge dovrebbe impedire anche all'ottimo avvocato di avere a che fare con i magistrati, che ha guidato nel governo Monti, almeno per i prossimi dodici mesi. Se mai fossero esistite sono del tutto premature le illazioni che vogliono il ministro della Difesa Di Paola, in Finmeccanica. E così via.
Ai ministri tecnici tocca un anno sabbatico. Certo i professori e gli alti burocrati potranno riprendere a fare la loro professione. Nessuna norma glielo impedisce.
Si tratta di un piccolo frutto avvelenato del governo Monti. Fermi per un anno. Ma non tutti sono al corrente del comma Siniscalco. E nei palazzi romani sono già al lavoro per capire come poterla aggirare.
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