Tre leader in Barca (per non parlar del cane). Della nuova scena sulla quale la lectio magistralis di Giorgio II ha aperto il sipario, Nichi Vendola è costretto a scegliere una delle parti più complicate. Acrobazia senza rete: stretto com'è tra il Giovin di bell'aspetto, Matteo Renzi, che non vede l'ora di spedirgli le componenti di sinistra, e il Vecchio Scorbutico, Beppe Grillo, che può fagocitarlo, al capo di Sel non resta che percorrere il sentiero sul ciglio del burrone. Un passo falso e precipita nell'irrilevanza. Ma è tuttavia l'occasione della vita: o fa la sinistra o muore.
Con il dovuto rispetto (e affetto) per un uomo che è parte integrante della sua formazione comunista, Vendola ha preso atto ieri che l'operazione del Presidente prelude al governo delle larghe intese, da lui definito «il più clamoroso suicidio del centrosinistra» e «una sciagura per il Paese». Così Sel starà all'opposizione assieme ai Cinque Stelle; quella che è sempre stata una fruttifera rendita di posizione, in virtù della presenza di Grillo, rischia però di tramutarsi in abbraccio mortale. Se Beppe Fioroni già lo vede «inglobato» dal grillismo («Non si è ancora arreso, ma è pronto per arrendersi»), ciò che si vede finora è l'estrema difficoltà di instaurare un rapporto alla pari con le forme convulse, ma anche più attrattive, del movimento della protesta. I giovani grillini non si fidano, considerano Sel parte integrante del Palazzo, e ieri il vicepresidente Luigi Di Maio ancora ne considerava i tratti «un po' ambigui» rispetto al decisionismo senza ripensamenti di Casaleggio.
Eppure la sfida di Vendola nei marosi della Contestazione, per trovare punti saldi, dovrà per forza attendere gli esiti della «deflagrazione del Pd, un problema italiano ed europeo di prima grandezza», come dice Nichi con (interessato) rispetto. Singolare, ma enorme, la coincidenza di interessi tra chi pensa che il chiarimento nel Pd debba passare per l'uscita delle componenti socialdemocratiche («Basta opportunisti, vadano via», dice anche Fioroni rivolto in particolare ai Giovani turchi), e Vendola. La sua strada ineluttabilmente s'incrocerà con quella di Fabrizio Barca, che già ieri sera, al circolo del Pd di via dei Giubbonari, potrà avere il polso del marasma che si muove all'interno del partito di cui ha appena preso la tessera. Ci sarà anche Beppe Civati, il deputato lombardo che in queste prime settimane ha cercato invano di stabilire un punto di contatto con M5S.
Nel frattempo, con piedi felpati, Nichi attraversa le macerie piddine calando la sua rete. Chiesta da mesi l'adesione alla famiglia della Socialdemocrazia europea, lanciato a suo tempo l'appello al «rimescolamento» con il Pd, il leader di Sel il prossimo 11 maggio lancia una prima manifestazione nazionale, la prima «Fabbrica per una nuova sinistra di governo moderna e popolare». «Al di là e al di fuori dai confini dei partiti esistenti», spiega. Invitato d'onore sicuramente Barca, ma l'intento sarà comunque quello di coinvolgere il più largo spettro possibile di intellettuali e aree politiche della sinistra (unici esclusi, pare, i vecchi compagni di Rifondazione). Dunque Stefano Rodotà e Barbara Spinelli, Salvatore Settis e Sergio Cofferati, Laura Puppato e Felice Casson. Più lo stesso Civati, Vincenzo Vita e quanti saranno via via colti da convulsioni di fronte al governo di larghe intese. Del progetto è già parte integrante la Fiom di Maurizio Landini.
«Sarà un punto di riferimento per i delusi, non un'operazione minoritaria di testimonianza», dicono a Sel, con modalità totalmente diverse dai tanti cantieri del passato chiusi per manifesta incapacità. Anche perché, più che i dirigenti scontenti del Pd, si mira a dare sbocco ai tanti militanti che in queste ore occupano le sezioni. Oltre che all'elettorato in fuga dal Nazareno, naturalmente. Prima che s'ingrilli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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