Il caso del fetente di Saluzzo - non lo voglio neanche nominare - ripropone il problema inestricabile degli insegnanti, proprio alla riapertura delle scuole. Inestricabile perché sono centinaia di migliaia. Accantonata qualche decina di delinquenti puri, tutti gli altri hanno una loro personalità, capacità disuguali, approcci didattici e pedagogici variegati: talmente diversi che, senz'altro, qualche migliaio non ha neppure il sentore di un approccio didattico e pedagogico. Consideriamo anche loro eccezioni, speriamo che vincano la lotteria e che smettano di fare danni.
Rimane la stragrande maggioranza degli insegnanti, certamente brave persone, tanto che ognuna pensa di compiere al meglio il proprio - importantissimo - lavoro. Che tutti svolgono in modo diverso, ognuno con le proprie capacità, personalità, competenze, esperienze. Non c'è, infatti, linea guida che tenga, circolare ministeriale che possa cambiare le cose più di tanto, preside che possa uniformare metodologie e stili. Nella sua classe il professore rappresenta lo Stato, ma trasmette il sapere attraverso la propria umanità e il proprio essere, cioè con un milione di teste, in un milione di modi.
Ciò è tanto vero che i genitori si indagano fra loro, come carbonari, alla ricerca di pareri sull'insegnante, del quale alla fine diranno sempre, pubblicamente, bene: non sia mai che, poi, quello venga a conoscenza di qualche sia pur minima critica, e si rivalga sui figli. I genitori, si sa, trepidano per natura, se sono buoni genitori, e anche loro hanno milioni di teste, tutte diverse e tutte concordi su un punto: nessun docente è abbastanza sensibile per capire i loro figli. E c'è chi preferisce l'insegnante più rigido, chi quello più tenero, chi quello con i piedi a terra, chi quello con i colpi d'ala.
Intanto chiariamoci un dubbio: meglio l'insegnante distaccato, tecnico e puramente didattico, che riduce al minimo l'approccio emotivo con i ragazzi? O è meglio il modello L'attimo fuggente, motore e cinghia di trasmissione di suggestioni, sentimenti, passioni? Piano, è troppo facile alzare la mano gridando «Il secondo!».
Certo, in teoria è meglio quello. Ma il modello Attimo fuggente, fatto carne, si trasforma in centinaia di migliaia di esseri umani, ognuno con le proprie tendenze: il mistico, l'avventuroso, il pavido, l'enfatico, il piacione, l'inarrivabile, l'etereo, il dolente, l'entusiasta, l'astratto, il sensodicolpista, il liberitutti, il nonticurardimemaguardaepassa, l'iosonoiltuodio. Eccetera, con milioni di possibili sfumature, varianti, miscele. E ogni barman sa che, prima di azzeccare il cocktail giusto, bisogna ingurgitare tanti tentativi più o meno falliti, troppo acri, troppo dolci, troppo insipidi, troppo forti.
Dunque? Dunque, che ogni genitore speri in un insegnante entusiasta e partecipe, anzi lo pretenda, perché quelli dalla voce atona, dal cuore con il freno a mano e dalla mente stitica anche se - specialmente se - sono bravi, provocano prima di tutto il desiderio di essere ovunque ma non a scuola. Che poi il genitore vigili sui prof Attimo fuggente, perché la vita non è un film, e la pelle del tuo bambino non è una pellicola. Il lavoro di un genitore, piuttosto, comporta anche i compiti a scuola, ovvero colloqui frequenti con gli insegnanti. Colloqui veri, mica quelli che si facevano una volta (sintetizzabili in «Lo picchi, lo picchi!»), né quelli che si tende a fare oggi, dei piccoli processi di Norimberga a ogni docente, sempre accusato di non essere all'altezza del genio di squisito spirito che ogni coppia ha generato.
Inoltre, che i programmi universitari raddoppino, moltiplichino, le ore e gli esami dedicati alla didattica, alla pedagogia applicata, allo studio dell'età evolutiva.
Infine, e mi piace concludere brutalmente, più gli insegnanti saranno retribuiti, più l'insegnamento attirerà i migliori permettendo di eliminare gli scarti. Prima che una legge economica, è una legge di natura.Twitter: @GBGuerri
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